lunedì 27 ottobre 2008

TUTTI IN PIAZZA!


Partecipiamo numerosi, senza simboli di partito, all'iniziativa promossa da alcuni studenti dell'Università di Padova contro i pesanti tagli al sistema universitario.

domenica 19 ottobre 2008

Contro la legge 133! Per un'Università pubblica e di qualità!

Lo scenario che si sta delineando riguardo al nostro sistema formativo, a partire dalla scuola fino al mondo dell'università e della ricerca, è a dir poco preoccupante.
Il Ministro Gelmini ha cominciato dal settore scolastico con una serie di tagli ingenti sul personale docente, tutto questo per l'esigenza di risparmiare denaro che, secondo il Ministro e il suo collega Tremonti, verrebbero sprecati. Forse di sprechi, come in molti settori del pubblico, ce ne sono, ma non di certo nell'ambito della docenza. E viene spontaneo chiedersi, visto che il sistema formativo, specie quello delle scuole elementari italiane, è uno dei motivi di vanto del nostro paese, per una volta che qualcosa funzione perchè ci si investe parecchio, perchè decurtarne i fondi e abbassarne di conseguenza la qualità??? Anzi, invece di stanziare nuovi finanziamenti destinati all'edilizia scolastica, all'acquisto di libri o di strumentazione adeguata ad aggiornare i nostri istituti scolastici, non si fa che tagliare la spesa in maniera indiscriminata. La stessa azione che il Ministro sta portando avanti nel mondo dell'università. Il taglio enorme e soprattiutto indiscriminato dei fondi di finanziamento ordinario è inaccettabile. Specie per un ateneo come quello patavino che si è sempre distinto per una buona gestione delle risorse e delle spese. E da parte di noi studenti è ancora più intollerabile perchè la riduzione dei fondi porterà inevitabilmente ad un aumento delle tasse, già alte, senza per altro avere in cambio un miglioramento dei servizi e dell'offerta formativa.
La limitazione dell'assunzione di personale a tempo inditerminato al 20% dei pensionamenti contribuirà a diffondere l'istituzione del numero chiuso per rispettare il rapporto docenti/studenti; e soprattutto la riduzione delle asssunzioni sbarra inevitabilmente la strada a chi volesse intraprendere la già di per sè difficile carriera accademica e destina al precariato permanente chi l'ha già intrapresa. Senza contare che nemmeno la "carriera scolastica" (e capirai che carriera visto che la categoria dei professori di scuola è tra le più bistrattate in questo paese) è più definita, perchè con l'abolizione della SISS (la scuola di formazione per diventare insegnanti), e soprattutto senza una vera proposta alternativa per reclutare professori, noi studenti non sappiamo che strada dobbiamo percorrere per diventare insegnanti di scuola.
Infine la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato è evidentemente un "invito" a farlo per via delle molteplici agevolazioni tributarie ed economiche di cui godono la fondazioni e diventa una "costrizione" a causa degli ingenti tagli dei fondi pubblici previsti fino al 2013.
In definitiva mi sembra che i sistema formativo italiano che vantava ancora un certo livello d'eccellenza, sia destinato ad essere smantellato. Il ministro, anzichè puntare sul miglioramento di un sistema di istruzione PUBBLICO, DI QUALITA' e aperto a tutti incentivando gli investimenti nel DIRITTO ALLO STUDIO, cerca di minarlo.
Ogni provvedimento risponde ad un disegno ormai anacronistico, se non comunque sbagliato, di portare l'università italiana al modello americano, basato sulla distinzione fra atenei di serie A, destinati a chi se li può permettere e che offrono vere garanzie di sbocco lavorativo, e atenei di serie B, pubblici, ma di scarsissima qualità.
Noi come studenti credo dovremmo volere un serio investimento nel diritto allo studio per consentire a tutti di poter accedere alle stesse opportunità in base al merito. Dovremmo auspicare un serio investimento in strutture e servizi per poter mantenere alto il livello del nostro sistema formativo; dovremmo esigere una seria valutazione di come vengono gestite le risorse negli atenei, in modo che, se si mira realmente ad eliminare gli sprechi, non si colpiscano gli atenei in modo indiscriminato. Dovremmo pretendere infine che la ricerca finalmente assuma un ruolo di traino del progresso sociale e culturale del nostro paese, e come tale che sia prima di tutto lo Stato a supportarla, e non sia esclusivamente relegata alla discrezione di finanziatori privati.
In questi giorni all'università c'è stata un'ampia mobilitazione da parte degli studenti, dei ricercatori, dei docenti e del personale tecnico-amministrativo e credo che per raggiungere davvero qualche risulatato, bisognerà proseguire TUTTI ASSIEME quest'opera di sensibilizzazione, rivolta soprattutto alla cittadinanza. La mobilitazione e l'indignazione non devono coinvolgere solo le parti interessate perchè credo che "combattere" la miopia di un Governo che non investe sui giovani talenti, che non premia il merito, che non punta sulla conoscenza e su un'istruzione pubblica e di qualità, sia un dovere di tutti.

Chiara Zampieri- rappresentante degli studenti in Senato Accademico

venerdì 10 ottobre 2008

RINVIO ELEZIONI PRIMARIE DEI GIOVANI DEMOCRATICI

Vi riportiamo il comunicato stampa di Fausto Raciti, candidato alla segretaria nazionale dei Giovani Democratici.

"Credo che ci siano le condizioni organizzative per svolgere le primarie dei giovani democratici il 17 e 18 ottobre, grazie al lavoro del Comitato Promotore Nazionale, dei Comitati Promotori Regionali e del Partito Democratico. Detto questo, ritengo che come segnale di disponibilità e di massima apertura del percorso, sempre nell’interesse della più ampia partecipazione possibile, si possa posticipare la data delle elezioni primarie al 7 e 8 novembre. Sono per superare la fase delle polemiche regolamentari e per cominciare a discutere di politica in un clima più sereno, alla luce del fatto che negli ultimi giorni ogni frase pronunciata dai candidati alla segreteria nazionale, me compreso, è stata utilizzata e liberamente interpretata all’interno del dibattito politico del Pd. Da ora vorrei che questo clima cessasse definitivamente. È spiacevole che questo rinvio ci porti via un mese di attività in un momento in cui il governo delle destre attacca la scuola, i lavoratori e i più giovani. Invito le centinaia di ragazzi e ragazze che in tutta Italia si sono impegnati in questi giorni per la riuscita delle elezioni primarie a conservare lo stesso entusiasmo e lo stesso impegno che hanno profuso fino ad oggi, così che il giorno delle elezioni possa essere una giornata di festa per tutti.
Fausto Raciti."

lunedì 6 ottobre 2008

L’apartheid: viaggio nel regime di segregazione che sta nascendo a Nord-est


Titolo: L’apartheid: viaggio nel regime di segregazione che sta nascendo a Nord-est

Autore: Toni Fontana, nato a Feltre (Belluno) e giornalista del L’Unità

Introduzione: Walter Veltroni

Capitolo 14: I venti anni di Meryem

Note: questa storia non è inventata, ma vera. La ragazza è fatta di carne e ossa che potete vedere quihttp://www.youtube.com/watch?v=TSUos2dBFrs&feature=relatede la sua battaglia è testimoniata in numerosi articoli, tra i quali: http://82.193.34.123/node/9107


I VENTI ANNI DI MERYEM

Ormai vengo spesso in piazza dei Signori , bella e accogliente, con i tavolini del bar ‘Signori e signore’ sempre pieni di gente e i camerieri che trottano tra un tavolo e l’altro. Meryem è puntualissima, “Sai” esordisce indicando i tavolini della pizzeria che si affaccia sulla piazza centrale di Treviso “ho lavorato lì per alcuni mesi e questi luoghi li conosco bene.” Meryem ha 21 anni, è carina, i capelli crespi e nerissimi coprono un viso minuto e delicato, un po’ nascosto dagli occhialini.Non si può non crederle quando dice che sugli autobus si rivolgono a lei parlando in italiano e si lamentano degli extracomunitari, salvo poi fare un passo indietro quando scoprono che è marocchina. Ma se non è lei a dirlo è difficile, se non impossibile, scoprirlo. Parla con un accento della Marca, non molto evidente e percepibile, ma padroneggia così bene l’italiano che non passa per la mente di chiederle da quale paese proviene.
“Avevo dieci anni quando mio padre mi ha portata in Italia da Casablanca, lui viveva qui da molti anni, dal 1987, e aveva già girato diverse città prima di stabilirsi a Treviso, era stato per un certo periodo anche in Spagna. Subito ho fatto amicizia con altre bambine italiane e ho imparato la lingua, all’inizio non ho incontrato problemi. Poi quando ho iniziato la quinta elementare ho cominciato a sentire le prime battute razziste.” […]Ora Meryem studia economia internazionale all’università di Padova e lavora “per alcune ore, ma con contratto a tempo indeterminato” per un’importante catena di grandi magazzini. Il lavoro non manca , non si tratta di nascondere il fatto che qui nella Marca le occasioni sono cento volte più numerose che in altre parti d’Italia. Ma qui sta il punto. Di quale integrazione stiamo parlando?“A scuola, soprattutto alle medie, mi offendevano quasi tutti i giorni” ricorda Meryem “io mi sono abituata a rispondere, fin che è possibile mi difendo con le parole, quando superano il limite e non vi sono alternative, meno le mani”.La ragazza è delicata e cortese, educata e parla con estrema calma, è difficile immaginarla mentre prende a sberle qualche coetaneo che, mi viene da pensare, se l’è andata a cercare.“Se non reagisci,” prosegue “ti abitui a subire, a non contrastare. Alcuni studenti di origine marocchina come me non ce la fanno a reagire, sono intimoriti, incassano. Ma ciò è molto pericoloso perché chi subisce finisce poi per covare rabbia e aggressività e quando poi cresce si sfoga sviluppando una violenza cento volte superiore. Non mi sono mai occupata di politica e ho sempre accarezzato un sogno, quello di formarmi e studiare qui nel Veneto e poi andarmene, da qualsiasi parte, in un luogo in cui la mentalità è più aperta. Qui hanno osato dire che veniamo dalla savana, che non abbiamo cultura. Molti di noi si nascondono, si vergognano di venire da un altro paese, di possedere altri valori ed insegnamenti.
L’altro giorno stavo sull’autobus. Spesso, anzi quasi sempre, mi scambiano per un’italiana, una donna ha iniziato a parlare male degli immigrati e quando le ho detto che sono nata in Marocco ha fatto un passo indietro.[…]

Ora Meryem, Amina, Tahra e tante altre e tanti altri hanno fondato il gruppo Seconda Generazione che, scoprirò l’indomani, ha anche il sottotitolo: “Associazione padana per la tutela dei diritti dell’uomo e per il volontariato”. “Stiamo cercando una sede, siamo tutti giovani figli di immigrati, i genitori di molti di noi, come me, hanno il passaporto italiano e votano alle elezioni. Per domani abbiamo promosso la seconda manifestazione di protesta, poi, per un mese, ci dedicheremo solamente al volontariato. Ci occupiamo del recupero di coloro che cadono vittime della droga e dell’alcol. Abbiamo convinto due ragazzi a tornare a casa e a riprendere la scuola. Aiutiamo gli insegnanti di sostegno,i bambini che devono imparare l’italiano, ma alcuni valori, come quello della lealtà, devono essere insegnati solo da maestri madrelingua. Andremo negli ospedali per aiutare le gestanti che non parlano italiano, i malati che non riescono a farsi capire.”L’integrazione? “Noi puntiamo sulla convivenza, sulla possibilità di vivere tutti assieme. Io e alcune mie amiche vogliamo andarcene di qua, ma molti di noi vogliono restare e sperano in un futuro migliore. Se le cose non cambieranno finirà come nelle banlieue di Parigi. Non ho paura del carcere se ci dovrò finire per difendere i miei diritti. […]

Noi stiamo lavorando per la terza generazione, quella che verrà, quella dei nostri figli che non sono ancora stati concepiti. La nuova generazione, quella che verrà dopo la nostra, vivrà in condizioni migliori, la società sarà abituata alla convivenza, anche la prossima generazione dei veneti non sarà razzista, per loro sarà normale stare assieme a giovani italiani nipoti dei primi immigrati. Se non me ne sarà andata manderò a scuola i miei figli in una società nella quale le discriminazioni saranno un lontano ricordo.”

Consiglio a tutti di leggere il libro di Toni Fontana, uscito da poco nelle librerie e propongo al giovanile di contattare Meryem e lavorare con lei per la prossima generazione, quella che verrà, che vivrà in condizioni migliori. Non è Meryem e chi come lei a dover lasciare il Veneto. Lei arricchisce Treviso dove vive e Padova dove studia. Lei e le sue amiche non sono una minaccia per la nostra cultura, la nostra storia e le nostre tradizioni. Abbiamo qui vicino una persona in carne ed ossa che incarna il più profondo spirito europeo di ricerca della libertà e la tolleranza della religione musulmana non fondamentalista. Non possiamo lasciarla sola, né lasciarci scappare l’opportunità concreta di fare qualcosa di importante.


Laura Frigo

domenica 5 ottobre 2008

Campania Infelix

Non c’è giorno che si parli delle Campania, e dei suoi territori più disastrati, Caserta e l’interland di Napoli. Tutti giorni sentiamo parlare delle Camorra, dei suoi delitti, dei suoi traffici, degli immensi capitali che la polizia giudiziaria sequestra.
Ma, assai pochi parlano delle povertà dei Campani. Un tempo, almeno, si sentiva qualche politico parlare della necessità di dare lavoro a questa regione. Ora, invece, si liquida il problema con l’espressione “Sviluppo del Mezzogiorno”; locuzione generica, vaga, che non propone progetti reali, tangibili, di progresso di questa regione. Però, a riguardo della Campania, bisogna dire che, un tempo, fu perno del programma di rinascita del Meridione. Non a caso si parlava di “Rinascimento Campano”, per dire che, finalmente, l’industria era approdata anche al Sud, e avrebbe permesso alle famiglie meridionali di poter sperare, un giorno, di aver un reddito simile a quello delle famiglie del Nord. Lo Stato, all’epoca, intervenne direttamente, tramite il suo braccio industriale, l’IRI; ed è grazie a tale ente che in Campania, ora, abbiamo une delle più importanti aziende europee del settore aeronautico. Oltre a questo, ci sono altri esempi di eccellenza della regione; ma, purtroppo, se paragonati all’odierno degrado, sono nulla.
Il problema cronico della disoccupazione, accompagnato al processo di deindustrializzazione degli anni ’80 e ’90, ho portato la regione a un progressivo impoverimento, esasperato, anche, da un’inflazione “galoppante”, anche se di fatto non lo è. Ma, per una regione già provata, l’inflazione al 3-4 % è già un problema, che si somma a molti altri. Infatti l’inflazione di questi anni ha impoverito ancor più la Campania, fino a creare delle enormi sacche di povertà, che difficilmente una politica assistenzialistica, come quella adottata dal governo regionale, potrà risolvere. Infatti la regione, in una legge del 2004, ha introdotto un sostegno pubblico, detto “Reddito di Cittadinanza”, con il quale la regione, mensilmente, versa ai nuclei famigliari più poveri un contributo, coordinato con attività di integrazione scolastica, lavorativo, e sociale.
Un simile provvedimento, già sperimentato in altri paesi europei negli anni ’80, può fornire delle risposte nel breve termine, ma a lungo termine, rischia di far esplodere le finanze regionali, già provate da spese pazze in campo sanitario. Infatti la sanità campana è tra le più indebitate d’Italia, insieme al Lazio, alla Liguria, alla Calabria e alla Sicilia. Ciò che manca, in questo progetto, è un programma di investimenti che creino, durevolmente, posti di lavoro; e quindi ricchezza. Tutto questo, però, trova un ostacolo, la Camorra. Finché a tale organizzazione vengono lasciati ampi spazi, la Campania non potrà mai ripartire. Infatti, è indegno, per un paese come l’Italia, che siede tra i paesi più industrializzati, “concedere” a gruppi criminali ampi territori, sui quali imperversare e imporre le proprie leggi. Un tale stato delle cose non fa altro che sprofondare la regione in una voragine, che la priva, annualmente, di popolazione. Nell’ultimo anno, ben 120 000 Campani sono emigrati al Nord, e alcuni di essi persino all’estero, perché non trovano lavoro, sono stanchi di un clima asfittico, e di una criminalità sempre più arrogante e violenta.
E’ riprovevole che una regione come la Campania, un tempo chiamata “Campania Felix” dai Romani, per la fertile e ricca terra nonché per la sua cultura e storia, debba morire per l’inerzia e l’irresponsabilità della classe dirigente odierna.

Mirko Iodi

sabato 4 ottobre 2008

La crisi della banche, un passo indietro e due passi avanti!

Davvero si preannunciano grandi cambiamenti all'orizzonte.. Forse si tornerà un po' sui nostri passi nell'era dove tutto è globale e digitalizzato! Nell'era in cui miliardi di dollari viaggiano con un click da una parte all'altra del mondo, da una banca all'altra, o peggio da una banca ad un'industria, senza che a noi sia più di tanto possibile controllare come i nostri soldi vengano impiegati...

Giurisprudenza insegna: quando andate a depositare dei soldi in banca e poi li prelevate, quelli che prelevate NON SONO I VOSTRI SOLDI MA UN'EQUIVALENTE il cui ammontare massimo può arrivare alla somma che avevate versato! I vostri soldi sono dati in "mutuo" alla banca che poi è libera di impiegarli come meglio crede, purché ovviamente garantisca di poter restituire una somma equivalente.. La cosa puzza assai!

Questa crisi che sta facendo tremare le borse di tutto il mondo forse riporterà l'economia ad una dimensione più concreta e a portata dell'uomo, anche se non sarà certo un passaggio dolce.. Bankitalia assicura che nel nostro Paese c'è liquidità (cioè denaro concreto) a sufficienza, ma.. Ci sarà da fidarsi?

A proposito Beppe Grillo racconta (una storia vera) di un coltivatore sardo che dopo una vita di risparmi decide di aprire un libretto bancario... I suoi risparmi ammontano a circa 600 milioni di lire, una bella sommetta! Un giorno il coltivatore decide che vuole i suoi soldi, va allo sportello e dice: "Vorrei avere i miei 600 milioni..". Immaginatevi la filiale che va in panico, alquanto in imbarazzo, perché ovviamente la somma versata dal contadino non si trova più lì (per il discorso che vi facevo prima)! Ed ecco che partono chiamate, telegrammi, elicotteri, e scorte blindate per riportare al contadino tutti i suoi risparmi.. Quando finalmente è tutto pronto, il contadino si reca ancora alla banca e l'impiegato gli porge una ventiquattrore piena di tutti i suoi 600 000 000 di lire e il contadino gli risponde così: "Ah ok grazie, ora che li ho visti posso tornare a casa.."!!!

E' un grande! Come piegare le banche del nuovo millennio!

Pietro Galiazzo