domenica 5 ottobre 2008

Campania Infelix

Non c’è giorno che si parli delle Campania, e dei suoi territori più disastrati, Caserta e l’interland di Napoli. Tutti giorni sentiamo parlare delle Camorra, dei suoi delitti, dei suoi traffici, degli immensi capitali che la polizia giudiziaria sequestra.
Ma, assai pochi parlano delle povertà dei Campani. Un tempo, almeno, si sentiva qualche politico parlare della necessità di dare lavoro a questa regione. Ora, invece, si liquida il problema con l’espressione “Sviluppo del Mezzogiorno”; locuzione generica, vaga, che non propone progetti reali, tangibili, di progresso di questa regione. Però, a riguardo della Campania, bisogna dire che, un tempo, fu perno del programma di rinascita del Meridione. Non a caso si parlava di “Rinascimento Campano”, per dire che, finalmente, l’industria era approdata anche al Sud, e avrebbe permesso alle famiglie meridionali di poter sperare, un giorno, di aver un reddito simile a quello delle famiglie del Nord. Lo Stato, all’epoca, intervenne direttamente, tramite il suo braccio industriale, l’IRI; ed è grazie a tale ente che in Campania, ora, abbiamo une delle più importanti aziende europee del settore aeronautico. Oltre a questo, ci sono altri esempi di eccellenza della regione; ma, purtroppo, se paragonati all’odierno degrado, sono nulla.
Il problema cronico della disoccupazione, accompagnato al processo di deindustrializzazione degli anni ’80 e ’90, ho portato la regione a un progressivo impoverimento, esasperato, anche, da un’inflazione “galoppante”, anche se di fatto non lo è. Ma, per una regione già provata, l’inflazione al 3-4 % è già un problema, che si somma a molti altri. Infatti l’inflazione di questi anni ha impoverito ancor più la Campania, fino a creare delle enormi sacche di povertà, che difficilmente una politica assistenzialistica, come quella adottata dal governo regionale, potrà risolvere. Infatti la regione, in una legge del 2004, ha introdotto un sostegno pubblico, detto “Reddito di Cittadinanza”, con il quale la regione, mensilmente, versa ai nuclei famigliari più poveri un contributo, coordinato con attività di integrazione scolastica, lavorativo, e sociale.
Un simile provvedimento, già sperimentato in altri paesi europei negli anni ’80, può fornire delle risposte nel breve termine, ma a lungo termine, rischia di far esplodere le finanze regionali, già provate da spese pazze in campo sanitario. Infatti la sanità campana è tra le più indebitate d’Italia, insieme al Lazio, alla Liguria, alla Calabria e alla Sicilia. Ciò che manca, in questo progetto, è un programma di investimenti che creino, durevolmente, posti di lavoro; e quindi ricchezza. Tutto questo, però, trova un ostacolo, la Camorra. Finché a tale organizzazione vengono lasciati ampi spazi, la Campania non potrà mai ripartire. Infatti, è indegno, per un paese come l’Italia, che siede tra i paesi più industrializzati, “concedere” a gruppi criminali ampi territori, sui quali imperversare e imporre le proprie leggi. Un tale stato delle cose non fa altro che sprofondare la regione in una voragine, che la priva, annualmente, di popolazione. Nell’ultimo anno, ben 120 000 Campani sono emigrati al Nord, e alcuni di essi persino all’estero, perché non trovano lavoro, sono stanchi di un clima asfittico, e di una criminalità sempre più arrogante e violenta.
E’ riprovevole che una regione come la Campania, un tempo chiamata “Campania Felix” dai Romani, per la fertile e ricca terra nonché per la sua cultura e storia, debba morire per l’inerzia e l’irresponsabilità della classe dirigente odierna.

Mirko Iodi

Nessun commento: