domenica 7 dicembre 2008

TREVISO: storia di una moschea errante.

Venerdì 14 novembre a Cittadella i Giovani Democratici (www.targatocittadella.blogspot.com) hanno organizzato la presentazione del libro "L'apartheid" di Toni Fontana, con l'autore, Mara Mabilia (docente universitaria di Padova) e Khalid, un giovane di orgine marocchina che fa parte del gruppo "Seconda Generazione". Tra il pubblico (un'ottantina di persone) c'erano anche sei ragazzi dell'associazione Controluce (http://www.gruppocontroluce.org/), un'associazione culturale e di promozione sociale che opera a Maserada sul Piave, in provincia di Treviso. Questi ragazzi che si propongono, tra le altre cose, "di affrontare e approfondire i temi dell'attualità che appaiono sottovalutati o passati sotto silenzio", hanno montato un video sulla persecuzione che Gentilini, prima sindaco e ora vicesindaco, di Treviso ed altri sindaci della lega hanno fatto alla comunità islamica, negando in ogni modo un luogo di culto, culminato con la preghiera sui marciapiedi.
Giovedì 11 dicembre alle 21.00 proietteranno per la prima volta il video da loro realizzato (la locandina è qui http://media.gruppocontroluce.org/locandina_moschea.jpg) e ci hanno invitato a partecipare. E' bello ed importante vedere che a Treviso, monopolio leghista, ci sono ragazzi che non si arrendono alle politiche xenofobe e populiste dell'amministrazione. Putroppo una certa mentalità non si arresta nella provincia di Treviso e come Giovani Democratici di tutta la regione dobbiamo lottare contro le forme di intolleranza attuali e appoggiare le iniziative di quelle associazioni che ancora si battono per i diritti civili di tutti.

Laura

giovedì 27 novembre 2008

Credit Crunch (parte terza)


Scrivo questo terzo articolo sulla crisi finanziaria per concludere la trattazione e agganciarci, così, ai giorni nostri. Ora parlerò di cosa è accaduto dal 2006 fino a quest’anno, quindi dei “Credit Default Swap”, delle agenzie di rating e del cd “gigantismo”.
Nel secondo articolo, parlando dei Cdo (Collaterized Debt Obligation) ho detto che essi erano garantiti da crediti Abs (Asset Backed Securities), e che le banche, per finanziare tali titoli, verso il 2005, cominciarono a fare uso dei mutui sub-prime. Nel 2006 ben l’80% dei titoli Abs conteneva mutui sub-prime, a loro volta vicino all’insolvenza. Presentando i titoli Abs e Cdo con a base i sub-prime, le banche d’affari esponevano gli investitori ad alti rischi, ma anche alla possibilità che, se il mutuatario continuava a pagare le rate e quindi a saldare il debito, potessero effettuare grandi guadagni. Questo perché le agenzie di rating garantivano che i sopradetti titoli provenivano da cartolarizzazioni (vedasi articolo due) sicure; inoltre, ad assicurare l’affidabilità dei titoli Abs, vi erano istituzioni terze, estranee alla società di rating, come le assicurazioni Aig le quali, dietro cospicui pagamenti chiesti agli investitori-consumatori (sul modello del premio assicurativo), assicuravano l’affidabilità di tali titoli. Dietro la vicenda Aig, ora nazionalizzata dal governo USA, si cela un vero e proprio circolo vizioso.
Tra gli anni 2004 e 2006 ci fu un boom dei cd “swap” (Cds), i quali garantivano la solvibilità dei titoli Abs e Cdo. Quindi, l’aumento vertiginoso dei titoli Abs e Cdo, accompagnato dalla collaterale crescita dei titoli di garanzia Cds, condussero le assicurazioni Aig ad esporsi sempre più nel mercato dei mutui ipotecari, e a vedersi contemporaneamente ridurre il proprio capitale, per far fronte agli impegni presi. Da questo si può desumere come negli Stati Uniti si fosse creato un mercato bancario parallelo, fuori dal controllo degli organismi pubblici Fed e Sec, basato sul credito immobiliare a maggior rischio. In particolar modo, i titoli swap, che erano scambiati al di fuori della borsa, erano totalmente fuori controllo; perciò il loro mercato era privo di ogni regola di garanzia, diversamente dalla borsa. Infatti, gli operatori di borsa, i cd “brokers”, non si preoccupavano della pericolosità di tali titoli, poiché erano ben consapevoli che tali operazioni risultavano sempre fuori bilancio; come ho scritto nel secondo articolo. Se a queste vicende sommiamo quanto succedeva nell’economia reale, vediamo che il mercato edile era in pieno boom, il costo del denaro era basso, grazie all’opera del governatore della Fed Greenspan, e le grandi corporazioni del credito si erano talmente ingigantite che, agli occhi delle autorità pubbliche, era impensabile un loro fallimento. Il sistema, che finora ho descritto, cominciò a scricchiolare nel 2006, con le prime insolvenze. Ciò dovuto all’aumento del tasso di interesse del denaro che aveva, come si può ben dedurre, innalzato i tassi di interesse bancari, e quindi le rate dei mutui. Perché la Fed si vide costretta, tra il 2004 e il 2006, ad alzare i tassi di interesse? Il motivo era quella di contenere l’inflazione, agendo come la sua omologa Bce (Banca Centrale Europea), per attutire gli effetti delle speculazioni sul petrolio e i cereali, che stavano innalzando i prezzi in tutto il mondo.
Tornando al mercato americano, se consideriamo cha una buona parte dei mutui era erogata a persone che non fornivano garanzie, e assommiamo ai già insufficienti redditi l’aumento dei prezzi, e quindi del costo della vita, inevitabilmente una grossa fetta di mutuatari non riuscirono più a pagare le rate. Quindi il sistema entrò in crisi, e con esso tutto il mercato dei mutui ipotecari, e degli scambi interbancari, provocando la diffusione di quel “panico” dovuto alla paura delle insolvenze, che portò al blocco delle emissioni di nuove cartolarizzazioni, e al deprezzamento dei titoli che avevano valore. In questa situazione si inserisce il trattato “Basilea 2” (di cui si è sentito qualche volta parlare), siglato nel 2005, che obbligava e obbliga le banche commerciali ad una certa soglia minima di capitalizzazione. Ossia, il trattato prevede che la soglia di capitalizzazione venga calcolata in base al rapporto tra le passività e il patrimonio proprio della banca (cioè il patrimonio netto), tenuto conto dei bilanci delle società veicolo (vedasi articolo precedente), le quali acquistavano i mutui dalle banche commerciali. Con l’applicazione del trattato, lo scenario che si disegnò nel 2006 fu assai grave: le banche mostrarono una sottocapitalizzazione, ossia il loro capitale netto non era sufficiente a coprire il valore dei titoli emessi, quindi conseguenza diretta fu la progressiva svalutazione, da parte della banche, dei titoli che possedevano, per non aumentare ovviamente l’esposizione debitoria.
La voragine apertasi toccò subito il valore delle azioni delle banche stesse, causandone un forte deprezzamente. E similarmente ad un’epidemia, il contagio si allargò agli altri settori economici, primo fra tutti il mercato edile e quello interbancario. Il primo perché era saturo, e la bolla speculativa sul valore delle case si stava sgonfiando a causa del rallentamento delle vendite; il secondo perché le banche non erano più disposte a scambiarsi liquidità, oramai poca. Altro mercato contagiato fu quello dei mutui ipotecari, in quanto le banche non furono più disposte ad erogare mutui, se non a tassi elevatissimi. Le banche centrali di mezzo mondo, per evitare il collasso dell’intero sistema, cominciarono ad iniettare liquidità nel mercato finanziario, per tutto il 2007, così da ravvivare il mercato interbancario. Mentre il governo americano provvide ad un piano straordinario da 150 miliardi di dollari per sostenere i consumi. Ma entrambi non sortirono gli effetti desiderati. Soprattutto il secondo, in quanto le famiglie lo utilizzarono per aumentare i loro risparmi.
E arriviamo alla primavera 2008. La banca d’affari Bear Stearns non aveva più liquidità, perché nessuna banca le faceva credito, e il governo britannico aveva provveduto a nazionalizzare la Northern Rock Bank. La Bearn Stearns fu salvata dal fallimento grazie a un intervento della Fed, la quale convinse la banca JP Morgan Chase ad acquistarla. Secondo i Gramm’s Acts tale banca non rientrava sotto il controllo della Fed, quindi essa intervenne indirettamente per evitare l’aggravarsi della crisi.
A settembre, il 7, stavano fallendo le due banche semi-pubbliche Fannie Mae e Freddie Mac, e il governo americano intervenne nazionalizzandole, e spendendo ben 100 miliardi di dollari. Bisogna spendere alcune parole sul perché il governo americano salvò quei due istituti. Sappiamo che le due banche garantivano la maggior parte dei mutui. Inoltre, poiché erano semi-pubbliche, esse operavano in modo protetto dalla concorrenza, quindi fornivano maggiori garanzie. Ma erano quotate in borsa, e molti governi, in particolare quello cinese e quelli arabi, investirono somme consistenti su di esse. Quindi l’amministrazione Bush, costretta dalle pressioni di tali governi, nonché dall’esigenza di salvare la credibilità del sistema finanziario americano, decise di nazionalizzarle, provocando un’impennata del debito pubblico dal 60 al 90%. Il giorno 9 crollano le azioni delle banche d’affari e, alla metà del mese, scoppia il caso Lehman Brothers, dichiarata fallita il giorno 15 per i troppi debiti, ben 693 miliardi di dollari.
La Merrill Lynch viene acquistata dalla sua rivale, Bank of America; di lì a qualche giorno, il 17, le assicurazioni Aig, le quali non hanno capitali per garantire i swap, dichiarano debiti per 1000 miliardi di dollari, provocando un altro intervento del governo, il quale lo porta a detenere ben l’80 % del capitale. Il salvataggio prevede che l’istituto, per risanarsi, metta in vendita i rami societari più redditizi, nonché paghi gli interessi derivanti dai debiti. Per salvare il salvabile, la Fed mette a disposizione nuovi titoli del debito pubblico per garantire i titoli tossici (quelli aventi a base i sub-prime). Il giorno 18, il governo americano dichiara di avere un piano di salvataggio, il cd “piano Paulson”, cioè un fondo di 700 miliardi di dollari, che si chiama, ufficialmente, Tarp (Troubled assets relief programme), finalizzato ad acquistare i titoli tossici, ripulendo il mercato.
Questa è la cronistoria della crisi economia, dai suoi prodromi ai giorni nostri. Non mi sono concentrato molto sulle vicende odierne perché sono quotidianamente trattate dai mass media.
Mirko Iodi

giovedì 20 novembre 2008

Elenco dei Seggi delle primarie dei Giovani Democratici di Padova

PADOVA: dalle 8 alle 23 Sala Caduti Nassiria p.zza Capitaniato (seggio anche per studenti fuori sede)

CITTADELLA: dalle 8 alle 23 Sede PD via dell'Officina

CAMPOSAMPIERO: dalle 8 alle 23 Piazza Castello

PIAZZOLA SUL BRENTA: dalle 8 alle 23 Sede Pd via Rolando

VIGONZA : dalle 8 alle 21 Sala polivalente Via Paradisi – Peraga -
dalle 21 alle 23 via Cavour di fronte al MOVENBIK

CADONEGHE: dalle 8 alle 23 Casa del lavoratore Via Gramsci 43
dalle 12 alle 15 Piazza del Sindacato
dalle 15 alle 18 Piazzale San Bonaventura

PONTE SAN NICOLO’: dalle 8 alle 23 Biblioteca Comunale Via Aldo Moro

MESTRINO: dalle 8 alle 23 Casa delle Associazioni - stanza 12, vicino municipio

TEOLO: dalle 18 alle 23 Sala Muccioli vicino al Municipio - Bresseo di Teolo

ABANO TERME: dalle 8 alle 23 Sala Polivalente vicino CRC Via Donati 2

ALBIGNASEGO: dalle 8 alle 23 Sala ex anagrafe Via Roma

PIOVE DI SACCO: dalle 8 alle 23 Sala della Musica Via ortazzi 9

CONSELVE: dalle 8 alle 23 Piazza XX settembre

MONSELICE: Sede PD: dalle 8 alle 11.45 piazza San Marco
dalle 11.45 alle 13.45 in p.zza Mazzini x le scuole
dalle 14 alle 23 in piazza San Marco

ESTE: dalle 8 alle 20 sala civica - vicolo Mezzaluna

MONTAGNANA: dalle 8 alle 23 presso l'osteria Due Draghi

STANGHELLA: dalle 17.00 alle 23 Atrio Museo Civico ex Municipio

Possono votare tutti i giovani dai 14 ai 29 anni compresi!
Basta presentarsi con un documento di identità o con il badge dell'università di Padova!

martedì 11 novembre 2008

Credit Crunch (parte seconda)


Storicamente, ci eravamo fermati alla presidenza Bush, in particolare alle prospettive non rosee dell’economia americana del dopo 11/9. Fino a quella data il sistema finanziario americano registrò solo alcune novità, le quali, ripetendo, sono: i Gramm’s Acts del 1999 e del 2000, la politica per la prima casa e, da ultimo, l’innovazione finanziaria.
Ora, dobbiamo prendere in considerazione altre due date, il 2002 e il 2003. In questi anni la grande finanza registrò un boom, con un espansione fenomenale di varî pacchetti finanziari, cha vanno sotto il nome di: Abs, Cds e Cdo. Però, l’evoluzione del mercato non venne accompagnata da una parallela evoluzione degli strumenti di controllo da parte degli organismi pubblici, Fed e Sec; ciò dovuto non solo per le due leggi, di cui parlavo, ma anche per mancanza di competenze all’interno degli stessi organismi. Così, se la finanza si innovava, per i risparmiatori divenne sempre più arduo comprendere cosa volessero dire: Cdo, Abs e Cds, ma anche diminuiva la vigilanza, quindi la tutela dello Stato. Ma, adesso, è Meglio chiarire il significato delle sigle che ho citato per comprendere i loro effetti nefasti, che oggi subiamo
Gli Abs (Asset Backed Securities) sono strumenti finanziari, simili alle tradizionali obbligazioni, emessi a seguito di “cartolarizzazione”, cioè la trasformazione dei mutui in obbligazioni a tasso fisso o variabile, oggetto anch’esse di compravendita. La nascita di un Abs si realizza in più fasi: una banca separa dal proprio bilancio una serie di crediti (mutui), li trasforma in un “pacchetto finanziario”, e poi li vende sul mercato tramite una società veicolo delle banca medesima, oppure esterna. La società veicolo emetterà, a sua volta, delle obbligazioni a proprio nome, aventi come contenuto i crediti delle banca di partenza, con lo scopo di allocarli presso gli investitori-consumatori, i quali li acquistano in borsa. Così la società veicolo paga, con gli investimenti dei consumatori, alla banca iniziale l’acquisto dei titoli “impacchettati”. Il rischio sta in questo: poiché il pacchetto venduto nel mercato finanziario, alla fin fine, si basa sempre su un mutuo, qualora il mutuatario cominciasse a non pagare le rate (come è successo), l’operazione perderebbe liquidità, e così risulterebbe impossibile il rimborso del capitale che i risparmiatori hanno impegnato per acquistare il titolo, nonché il relativo guadagno derivante dalla speculazione.
I Cdo (Collaterized Debt Obligation) sono titoli derivati, garantiti da titoli Abs. Mentre gli Abs sono titoli “antichi”, perché già in uso nel XIX secolo in Germania e Danimarca, i Cdo sono totalmente nuovi. Anche qui, la loro commercializzazione parte da una società veicolo alla quale, come prima, vengono venduti da una o più banche commerciali titoli di credito. I mutui vengono impacchettati e ad essi viene abbinato un tasso di rischio sul loro rendimento. Il tasso di rischio non è altro che questo: le banche commerciali, nel conferire i loro crediti alle società veicolo, cedono sia i mutui sulle case, sulle aziende, sui centri commerciali etc .. . Quindi, si crea una diversificazione del rischio, in quanto, ovviamente, ogni mutuo ha un proprio grado di rischio, perché connaturato all’affidabilità del mutuatario. E qui vi è un’altra perversione del sistema, perché, più il portafoglio dei crediti è diversificato, meno consistente è il rischio di performance negative del Cdo, e viceversa. Quindi il mercato dei Cdo obbliga l’investitore-consumatore ad acquistare molti titoli, e inconsapevolmente acquista sia titoli che si basano su mutui sicuri (che verranno estinti dai mutuatari), che su titoli non sicuri (perché il mutuo è stato erogato anche a persone che non rispondono a tutti i requisiti minimi di garanzia, come i sub-prime).
Per i Cds (Credit Default Swap) ho già parlato nell’articolo predente, e per sintetizzare, il loro funzionamento è paragonabile, in via generale, a quello dell’assicurazione. L’innovazione è che grazie alla deregolamentazione del 2000 sono nate tante tipologie di swap (le più diffuse sono 11), a causa della flessibilità di tale strumento finanziario. Però, se in facciata tali contratti avevano il fine di tutelare gli investitori dall’eventuale crack dell’istituzione che ha emesso i titoli (da non confondersi con il venditore), di fatto le banche hanno lucrato fino all’inverosimile, perché costringevano i consumatori a versare mensilmente elevate somme (paragonabili ai premi assicurativi) per tutelarsi.
Dopo questo excursus su cosa siano questi titoli, dei quali era doveroso parlare perché sono il motivo dell’odierna crisi, vediamo come la storia si è evoluta. Tali titoli, all’epoca, erano molto redditizi, in quanto il giudizio di affidabilità rilasciato dalle società di rating (vedremo dopo cosa sono) era altissimo, e l’economia reale aveva ripreso a correre (tasso di crescita USA del 4%). Le banche d’affari, le quali svolgevano il ruolo di “società veicolo”, effettuavano colossali guadagni grazie alle intermediazioni, remunerando ampiamente i loro dirigenti ed azionisti. In questi strepitosi guadagni sta un’altra piega maligna. Infatti, le banche d’affari incentivavano i loro migliori dirigenti e dipendenti a produrre sempre nuovi pacchetti, sulla base di questa semplice logica: “più il nuovo pacchetto ci fa guadagnare, più tu guadagni”. Conseguenza fu che, nel 2005, le banche d’investimento, per produrre profitti, non poterono più affidarsi ai mutui sicuri, in quanto la loro crescita non è infinita, e quindi dovettero rivolgere lo sguardo ai cd “sub-prime”; ossia i mutui ad alto rischio, erogati a persone che non rispettavano tutti i requisiti di garanzia.
Riassumendo, le banche commerciali aumentavano le erogazioni di denaro tramite mutui, sia sicuri che non. Così facendo si esponevano sempre più nel mercato interbancario, senza aumentare in proporzione il loro capitale, perché spinte dalle banche d’affari e dalle società di rating. Quindi, le banche commerciali, per evitare i controlli della Fed e della Sec sul numero di sub-prime emessi ,si videro costrette a non iscrivere nei loro bilanci l’erogazione di tali mutui, ma solo i titoli messi in circolazione dalle loro società veicolo. Quindi le banche non dimostravano di essere a rischio d’insolvenza, mentre giorno dopo giorno, consapevolmente, ingrandivano la voragine creato nei loro conti. Da ultimo, meritano attenzione le società di rating. Queste sono agenzie private le quali, periodicamente, pubblicano bollettini sull’affidabilità delle obbligazioni emesse dalle imprese private. Quindi, nel nostro discorso, le società di rating si resero partecipi di un grande conflitto d’interessi, perché sostenevano la politica delle banche d’affari. Emettendo sempre un elevato giudizio di affidabilità, de facto, contribuivano a minare il sistema. Infatti, esse emettevano giudizi solo basandosi su analisi storiche, non riconoscendo che i nuovi mutui erano molto rischiosi.

Mirko Iodi

lunedì 10 novembre 2008

NULLA E' IMPOSSIBILE!

“Nulla è impossibile”, è questo il titolo tra tutti quelli usciti sulla stampa di questi giorni che rappresenta meglio l'evento a cui noi, come milioni di altre persone in tutto il mondo, abbiamo assistito nella notte del 4 novembre. Per la prima volta un afroamericano, a soli 47 anni, è diventato presidente degli Stati Uniti d'America, e questa è forse la prima bella notizia di questo nuovo millennio! Il “Democratic Party” non ricordava quasi più un successo così travolgente, da quando nel '68 proprio a Grant Park, luogo in cui Barack Obama ha fatto il suo primo discorso da neo-presidente, partì la contestazione contro la Convention democratica e che fu l'inizio di tutti i guai dell'Asinello democratico, tornato da allora alla Casa Bianca solo di rado e con democratici molto sui generis, centristi e del Sud, come Jimmy Carter e Bill Clinton.Ma al di là di tutto, io credo che questa sia stata una vittoria dell'America intera, di un paese che vuole voltare pagina e che ha capito che per uscire dalla crisi non serve chiudersi in se stessi e mostrare i muscoli ma bisogna allargare i propri orizzonti, tenere aperti i canali del dialogo e farsi bandiera dei diritti di tutti, indipendentemente dal colore della sua pelle e dalla sua classe sociale.
(“...la vera forza della nostra nazione non è nella forza delle nostre armi o nell'abbondanza delle nostre risorse, ma nel potere duraturo dei nostri ideali: democrazia, libertà, opportunità e inflessibile speranza.” B.Obama)
E gli Stati Uniti hanno capito, sono ben lontani dal patetico teatrino della politica nostrana..Loro non sono più un paese di Stati rossi e Stati blu (concetto su cui l'ex presidente repubblicano Nixon ha fondato l'egemonia repubblicana..), ma sono un unico popolo indipendentemente da ogni distinzione, tanto che lo stesso McCain l'ha definito “mio presidente”.Obama poi nel suo discorso ha detto che sarà il presidente di tutti e che ascolterà anche la voce di chi non l'ha votato e di chi non sarà d'accordo con le decisioni che prenderà. E questa cosa mi fa molta rabbia, perché mai noi qui in Italia siamo stati così lontani da quest'affermazione..E' anche questa la forza di un popolo, che si riconosce in legami più forti dell'appartenenza politica! E chi governa un paese ed un popolo deve capire che lo fa a servizio di una comunità e non per garantire i suoi interessi personali.Comunque in America il cambiamento è arrivato, la rivoluzione dolce è cominciata, e chissà che un giorno si possa parlare di rivoluzione anche nel nostro Paese.
(“Questo è il nostro tempo, tempo di rimettere la gente al lavoro, di aprire le porte delle opportunità per i nostri figli; di far tornare prosperità e promuovere la causa della pace; di ribadire il sogno americano e riaffermare quella verità fondamentale che, tra tanti, noi siamo una cosa unica; che mentre respiriamo, speriamo. E lì dove ci scontriamo con il cinismo ed i dubbi e con coloro che ci dicono che non possiamo, noi rispondiamo loro con quel credo senza tempo che riassume lo spirito di un popolo: sì, noi possiamo. Grazie a voi, che Dio vi benedica, e che benedica gli Stati Uniti d'America.” B.Obama)


Pietro Galiazzo

vedi il video: http://it.youtube.com/watch?v=Qq8Uc5BFogE

venerdì 7 novembre 2008

Credit Crunch (prima parte)


Da un po’ di tempo a questa parte, sentiamo parlare di crisi finanziaria, e delle future ripercussioni che essa avrà sull’economia reale. Come ben sappiamo, la crisi è entrata nella quotidianità a seguito di un fatto: la bancarotta di una delle più importanti banche d’affari americane, la Lehman Brothers, il 15 settembre. Tale evento è il frutto di una scellerata politica finanziaria, che affonda le sue radici ai tempi della presidenza Clinton; ma se vogliamo andare più in là, dobbiamo rintracciare i prodromi negli anni ’80.
Per limitarci ai tempi a noi più vicini, dobbiamo analizzare cosa accadde nel mondo finanziario americano tra 1999 e il 2006. All’epoca, presidente della Fed (Federal Reserve), la banca centrale degli Stati Uniti, vi era Alan Greenspan, il quale la dirige dal lontano 1987. Costui, negli anni ’90, si costruì l’impeccabile fama di “uomo dei miracoli”, perché, grazie a ingegnose manipolazioni dei tassi di interesse, che rimasero bassi per tutto il decennio, riuscì a guidare la più grande economia del mondo, assicurandole una crescita stabile e duratura. Una sì favorevole situazione permise alla banche, sia commerciali che d’affari, di confidare, non solo sulla stabilità dell’economia, ma anche su una stabile crescita del reddito delle famiglie americane. Infatti, grazie ai bassi tassi di interesse, le banche potevano indebitarsi a basso costo (le banche, per finanziarie ogni mutuo, reperiscono il denaro nel mercato interbancario, il quale si basa su scambi di liquidità tra banche) e quindi concedere mutui per la prima casa, favorendo il mercato edile e l’occupazione. Una delle cause dell’indebitamento massiccio delle banche, oggi, è da rintracciare in tale sistema.
Ossia, le banche, per reperire liquidità, non solo scambiano elettronicamente denaro tramite depositi o conti correnti interbancari, ma anche cedendosi vicendevolmente “titoli derivati” (swap), il tutto con la contropartita che il debito verrà saldato in breve tempo. Vieppiù, la banche avevano la certezza che, anche se il consumatore non riusciva pagare le rate del mutuo, potevano sempre contare sull’ipoteca sulla cosa. Un simile stato delle cose poté funzionare perfettamente fino al 1999. Questa data è importante perché, in quell’anno, il presidente Clinton promulgò una importante riforma bancaria, con la quale vennero depotenziati i controlli sul mercato finanziario. Cioè, la Fed rimaneva supervisore del sistema finanziario, ma tale legge limitava il controllo sulle banche d’affari (dette anche d’investimento), sulle quali rimaneva a vigilare la Sec (omologa americana dell’italiana Consob, l’organismo pubblico di controllo sulla borsa e le società).
L’anno dopo, sempre Clinton, deregolamentò un altro importante mercato, quello dei Swap. I swap sono dei contratti tra privati, con il quale l’investitore-acquirente si protegge dal rischio che il titolo o il credito acquistato non venga rimborsato alla scadenza. Quindi una forma di assicurazione, che gioca sul rischio; e qui sta un’ulteriore perversione del sistema. Questo perché tali contratti, a loro volta, hanno un loro mercato, nel quale sono oggetto di compravendita, generando così un’elevata speculazione sul loro valore.
Riassumendo, la deregolamentazione del mercato dei swap, combinato al loro immenso potenziale speculativo, hanno aumentato vertiginosamente la speculazione finanziaria, aumentando la tipologia dei swap, nel giro di poco tempo. Principali artefici di queste perversioni furono le banche d’affari, le quali assoldarono giovani menti per produrre questi “pacchetti”. Solo per citarne alcune: Lehman Brothers, Citigroup, Merryll Lynch etc … .La seconda legge produsse un ulteriore ribaltamento nel sistema dei controlli. Infatti, ora i due istituti che prima o citato, la Fed e la Sec, non hanno più il controllo sull’attività di questi operatori finanziari, perché, dice testualmente la legge, si richiede alle banche d’investimento di “autoresponsabilizzarsi ed autoregolamentarsi”. In questo contesto si inserisce l’amministrazione Bush la quale, dopo gli attentati dell’11 settembre, per sostenere l’economia, che rischia la stagnazione e il crollo dei consumi, decise di incentivare l’acquisto della prima casa a chi aveva redditi bassi ovvero un lavoro precario; per stimolare la circolazione di denaro, pur mantenendo sempre i tassi di interesse bassi. Chiamate a sostenere questa politica furono due soggetti, allora semi-pubblici, ora interamente pubblici, di cui abbiamo già sentito parlare, Fannie Mae e Freddie Mac, le quali riacquistavano la metà dei mutui stipulati dalle società finanziarie e dalle banche commerciali. Questa cessione, che era una pura e semplice compravendita, permetteva alla banche di rifinanziarsi e finanziarie nuovo mutui. Ma al contempo, tali banche garantivano i mutui, ai due soggetti semi-pubblici, con le ipoteche gravanti sulle case, quindi giocando sul valore delle stesse. Questo è un altro punto dolente del sistema, il quale provocherà un aumento impressionante dei prezzi delle case, creando la cd “Bolla immobiliare”.
Mirko Iodi

Obama, via al cambiamento: nuova squadra di governo

Il giorno dopo l’investitura, Barack Obama è già al lavoro sulla squadra di governo. Il direttore del National Intelligence americano, Mike McConnell, dovrebbe guidare il team che terrà il primo briefing top-secret dell'intelligence al neoeletto presidente americano La squadra degli “intelligence briefers” - coloro che aggiorneranno Obama su questioni di intelligence - è già stata nominata ed è pronta a discutere con il neoeletto presidente del Presidential Daily Brief, quella riunione quotidiana che già veniva fatta con il presidente Bush. La Cnn, che ha riportato la notizia, ha ottenuto una copia della nota che il direttore della Cia Michael Hayden lo ai dipendenti della Central Intelligence Agency. Rahm Emanuel sta ancora vagliando la proposta di diventare il capo dello staff del presidente eletto Barack Obama, malgrado alcuni media abbiano riferito il contrario. Una fonte a lui vicina, scrive il sito Ynetnews, afferma che Emanuel non ha ancora accettato e sta considerando l'offerta alla luce di ragioni personali e familiari. Il capo di Gabinetto, volendo usare una metafora, è come fosse l'amministratore delegato del Governo, una delle figure più influenti e stretto collaboratore del presidente, di cui ne cura l'agenda quotidiana. Oltre a decidere chi è autorizzato a incontrare il presidente, ha il compito di fare da supervisore alle attività dello staff della Casa Bianca. Emanuel, veterano dell'amministrazione del presidente Bill Clinton, ha fama di essere stratega politico di larghe vedute ed è stato presidente della commissione elettorale democratica quando, due anni fa, i democratici hanno riconquistato il controllo del Congresso per la prima volta in oltre un decennio. La stampa israeliana ha dato ampio rilievo alla prima nomina di Obama. Emanuel è figlio di un'ebrea americana e di un israeliano, immigrato negli Stati Uniti. Il quotidiano “Maariv” ha dedicato alla nomina un ampio servizio dal titolo “Il nostro uomo alla Casa Bianca”. Emanuel, 38 anni, secondo il quotidiano “Haaretz”, ha compiuto un breve periodo di servizio militare in Israele nel 1997, e nel 1991, nei mesi che hanno preceduto il conflitto nel Golfo, ha prestato servizio come volontario in un'officina dell' esercito israeliano per la riparazione di carri armati. Il team di collaboratori che aiuterà Obama nel periodo di transizione - il presidente giurerà il prossimo 20 gennaio e solo allora si insedierà alla Casa Bianca - sarà guidato dal John Podesta, capo di Gabinetto durante la presidenza Clinton. Ne faranno parte anche la governatrice dell'Arizona Janet Napolitano, che potrebbe avere un incarico anche nell'amministrazione Obama, Pete Rouse, capo dello staff di Obama in Senato, e Valerie Jarrett, amica del nuovo presidente e consulente della sua campagna elettorale. La squadra di consulenti comprenderà anche Federico Pena, ex segretario all'Energia e ai Trasporti sotto Clinton, e il segretario al Commercio dell'ex presidente William Daley

lunedì 27 ottobre 2008

TUTTI IN PIAZZA!


Partecipiamo numerosi, senza simboli di partito, all'iniziativa promossa da alcuni studenti dell'Università di Padova contro i pesanti tagli al sistema universitario.

domenica 19 ottobre 2008

Contro la legge 133! Per un'Università pubblica e di qualità!

Lo scenario che si sta delineando riguardo al nostro sistema formativo, a partire dalla scuola fino al mondo dell'università e della ricerca, è a dir poco preoccupante.
Il Ministro Gelmini ha cominciato dal settore scolastico con una serie di tagli ingenti sul personale docente, tutto questo per l'esigenza di risparmiare denaro che, secondo il Ministro e il suo collega Tremonti, verrebbero sprecati. Forse di sprechi, come in molti settori del pubblico, ce ne sono, ma non di certo nell'ambito della docenza. E viene spontaneo chiedersi, visto che il sistema formativo, specie quello delle scuole elementari italiane, è uno dei motivi di vanto del nostro paese, per una volta che qualcosa funzione perchè ci si investe parecchio, perchè decurtarne i fondi e abbassarne di conseguenza la qualità??? Anzi, invece di stanziare nuovi finanziamenti destinati all'edilizia scolastica, all'acquisto di libri o di strumentazione adeguata ad aggiornare i nostri istituti scolastici, non si fa che tagliare la spesa in maniera indiscriminata. La stessa azione che il Ministro sta portando avanti nel mondo dell'università. Il taglio enorme e soprattiutto indiscriminato dei fondi di finanziamento ordinario è inaccettabile. Specie per un ateneo come quello patavino che si è sempre distinto per una buona gestione delle risorse e delle spese. E da parte di noi studenti è ancora più intollerabile perchè la riduzione dei fondi porterà inevitabilmente ad un aumento delle tasse, già alte, senza per altro avere in cambio un miglioramento dei servizi e dell'offerta formativa.
La limitazione dell'assunzione di personale a tempo inditerminato al 20% dei pensionamenti contribuirà a diffondere l'istituzione del numero chiuso per rispettare il rapporto docenti/studenti; e soprattutto la riduzione delle asssunzioni sbarra inevitabilmente la strada a chi volesse intraprendere la già di per sè difficile carriera accademica e destina al precariato permanente chi l'ha già intrapresa. Senza contare che nemmeno la "carriera scolastica" (e capirai che carriera visto che la categoria dei professori di scuola è tra le più bistrattate in questo paese) è più definita, perchè con l'abolizione della SISS (la scuola di formazione per diventare insegnanti), e soprattutto senza una vera proposta alternativa per reclutare professori, noi studenti non sappiamo che strada dobbiamo percorrere per diventare insegnanti di scuola.
Infine la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato è evidentemente un "invito" a farlo per via delle molteplici agevolazioni tributarie ed economiche di cui godono la fondazioni e diventa una "costrizione" a causa degli ingenti tagli dei fondi pubblici previsti fino al 2013.
In definitiva mi sembra che i sistema formativo italiano che vantava ancora un certo livello d'eccellenza, sia destinato ad essere smantellato. Il ministro, anzichè puntare sul miglioramento di un sistema di istruzione PUBBLICO, DI QUALITA' e aperto a tutti incentivando gli investimenti nel DIRITTO ALLO STUDIO, cerca di minarlo.
Ogni provvedimento risponde ad un disegno ormai anacronistico, se non comunque sbagliato, di portare l'università italiana al modello americano, basato sulla distinzione fra atenei di serie A, destinati a chi se li può permettere e che offrono vere garanzie di sbocco lavorativo, e atenei di serie B, pubblici, ma di scarsissima qualità.
Noi come studenti credo dovremmo volere un serio investimento nel diritto allo studio per consentire a tutti di poter accedere alle stesse opportunità in base al merito. Dovremmo auspicare un serio investimento in strutture e servizi per poter mantenere alto il livello del nostro sistema formativo; dovremmo esigere una seria valutazione di come vengono gestite le risorse negli atenei, in modo che, se si mira realmente ad eliminare gli sprechi, non si colpiscano gli atenei in modo indiscriminato. Dovremmo pretendere infine che la ricerca finalmente assuma un ruolo di traino del progresso sociale e culturale del nostro paese, e come tale che sia prima di tutto lo Stato a supportarla, e non sia esclusivamente relegata alla discrezione di finanziatori privati.
In questi giorni all'università c'è stata un'ampia mobilitazione da parte degli studenti, dei ricercatori, dei docenti e del personale tecnico-amministrativo e credo che per raggiungere davvero qualche risulatato, bisognerà proseguire TUTTI ASSIEME quest'opera di sensibilizzazione, rivolta soprattutto alla cittadinanza. La mobilitazione e l'indignazione non devono coinvolgere solo le parti interessate perchè credo che "combattere" la miopia di un Governo che non investe sui giovani talenti, che non premia il merito, che non punta sulla conoscenza e su un'istruzione pubblica e di qualità, sia un dovere di tutti.

Chiara Zampieri- rappresentante degli studenti in Senato Accademico

venerdì 10 ottobre 2008

RINVIO ELEZIONI PRIMARIE DEI GIOVANI DEMOCRATICI

Vi riportiamo il comunicato stampa di Fausto Raciti, candidato alla segretaria nazionale dei Giovani Democratici.

"Credo che ci siano le condizioni organizzative per svolgere le primarie dei giovani democratici il 17 e 18 ottobre, grazie al lavoro del Comitato Promotore Nazionale, dei Comitati Promotori Regionali e del Partito Democratico. Detto questo, ritengo che come segnale di disponibilità e di massima apertura del percorso, sempre nell’interesse della più ampia partecipazione possibile, si possa posticipare la data delle elezioni primarie al 7 e 8 novembre. Sono per superare la fase delle polemiche regolamentari e per cominciare a discutere di politica in un clima più sereno, alla luce del fatto che negli ultimi giorni ogni frase pronunciata dai candidati alla segreteria nazionale, me compreso, è stata utilizzata e liberamente interpretata all’interno del dibattito politico del Pd. Da ora vorrei che questo clima cessasse definitivamente. È spiacevole che questo rinvio ci porti via un mese di attività in un momento in cui il governo delle destre attacca la scuola, i lavoratori e i più giovani. Invito le centinaia di ragazzi e ragazze che in tutta Italia si sono impegnati in questi giorni per la riuscita delle elezioni primarie a conservare lo stesso entusiasmo e lo stesso impegno che hanno profuso fino ad oggi, così che il giorno delle elezioni possa essere una giornata di festa per tutti.
Fausto Raciti."

lunedì 6 ottobre 2008

L’apartheid: viaggio nel regime di segregazione che sta nascendo a Nord-est


Titolo: L’apartheid: viaggio nel regime di segregazione che sta nascendo a Nord-est

Autore: Toni Fontana, nato a Feltre (Belluno) e giornalista del L’Unità

Introduzione: Walter Veltroni

Capitolo 14: I venti anni di Meryem

Note: questa storia non è inventata, ma vera. La ragazza è fatta di carne e ossa che potete vedere quihttp://www.youtube.com/watch?v=TSUos2dBFrs&feature=relatede la sua battaglia è testimoniata in numerosi articoli, tra i quali: http://82.193.34.123/node/9107


I VENTI ANNI DI MERYEM

Ormai vengo spesso in piazza dei Signori , bella e accogliente, con i tavolini del bar ‘Signori e signore’ sempre pieni di gente e i camerieri che trottano tra un tavolo e l’altro. Meryem è puntualissima, “Sai” esordisce indicando i tavolini della pizzeria che si affaccia sulla piazza centrale di Treviso “ho lavorato lì per alcuni mesi e questi luoghi li conosco bene.” Meryem ha 21 anni, è carina, i capelli crespi e nerissimi coprono un viso minuto e delicato, un po’ nascosto dagli occhialini.Non si può non crederle quando dice che sugli autobus si rivolgono a lei parlando in italiano e si lamentano degli extracomunitari, salvo poi fare un passo indietro quando scoprono che è marocchina. Ma se non è lei a dirlo è difficile, se non impossibile, scoprirlo. Parla con un accento della Marca, non molto evidente e percepibile, ma padroneggia così bene l’italiano che non passa per la mente di chiederle da quale paese proviene.
“Avevo dieci anni quando mio padre mi ha portata in Italia da Casablanca, lui viveva qui da molti anni, dal 1987, e aveva già girato diverse città prima di stabilirsi a Treviso, era stato per un certo periodo anche in Spagna. Subito ho fatto amicizia con altre bambine italiane e ho imparato la lingua, all’inizio non ho incontrato problemi. Poi quando ho iniziato la quinta elementare ho cominciato a sentire le prime battute razziste.” […]Ora Meryem studia economia internazionale all’università di Padova e lavora “per alcune ore, ma con contratto a tempo indeterminato” per un’importante catena di grandi magazzini. Il lavoro non manca , non si tratta di nascondere il fatto che qui nella Marca le occasioni sono cento volte più numerose che in altre parti d’Italia. Ma qui sta il punto. Di quale integrazione stiamo parlando?“A scuola, soprattutto alle medie, mi offendevano quasi tutti i giorni” ricorda Meryem “io mi sono abituata a rispondere, fin che è possibile mi difendo con le parole, quando superano il limite e non vi sono alternative, meno le mani”.La ragazza è delicata e cortese, educata e parla con estrema calma, è difficile immaginarla mentre prende a sberle qualche coetaneo che, mi viene da pensare, se l’è andata a cercare.“Se non reagisci,” prosegue “ti abitui a subire, a non contrastare. Alcuni studenti di origine marocchina come me non ce la fanno a reagire, sono intimoriti, incassano. Ma ciò è molto pericoloso perché chi subisce finisce poi per covare rabbia e aggressività e quando poi cresce si sfoga sviluppando una violenza cento volte superiore. Non mi sono mai occupata di politica e ho sempre accarezzato un sogno, quello di formarmi e studiare qui nel Veneto e poi andarmene, da qualsiasi parte, in un luogo in cui la mentalità è più aperta. Qui hanno osato dire che veniamo dalla savana, che non abbiamo cultura. Molti di noi si nascondono, si vergognano di venire da un altro paese, di possedere altri valori ed insegnamenti.
L’altro giorno stavo sull’autobus. Spesso, anzi quasi sempre, mi scambiano per un’italiana, una donna ha iniziato a parlare male degli immigrati e quando le ho detto che sono nata in Marocco ha fatto un passo indietro.[…]

Ora Meryem, Amina, Tahra e tante altre e tanti altri hanno fondato il gruppo Seconda Generazione che, scoprirò l’indomani, ha anche il sottotitolo: “Associazione padana per la tutela dei diritti dell’uomo e per il volontariato”. “Stiamo cercando una sede, siamo tutti giovani figli di immigrati, i genitori di molti di noi, come me, hanno il passaporto italiano e votano alle elezioni. Per domani abbiamo promosso la seconda manifestazione di protesta, poi, per un mese, ci dedicheremo solamente al volontariato. Ci occupiamo del recupero di coloro che cadono vittime della droga e dell’alcol. Abbiamo convinto due ragazzi a tornare a casa e a riprendere la scuola. Aiutiamo gli insegnanti di sostegno,i bambini che devono imparare l’italiano, ma alcuni valori, come quello della lealtà, devono essere insegnati solo da maestri madrelingua. Andremo negli ospedali per aiutare le gestanti che non parlano italiano, i malati che non riescono a farsi capire.”L’integrazione? “Noi puntiamo sulla convivenza, sulla possibilità di vivere tutti assieme. Io e alcune mie amiche vogliamo andarcene di qua, ma molti di noi vogliono restare e sperano in un futuro migliore. Se le cose non cambieranno finirà come nelle banlieue di Parigi. Non ho paura del carcere se ci dovrò finire per difendere i miei diritti. […]

Noi stiamo lavorando per la terza generazione, quella che verrà, quella dei nostri figli che non sono ancora stati concepiti. La nuova generazione, quella che verrà dopo la nostra, vivrà in condizioni migliori, la società sarà abituata alla convivenza, anche la prossima generazione dei veneti non sarà razzista, per loro sarà normale stare assieme a giovani italiani nipoti dei primi immigrati. Se non me ne sarà andata manderò a scuola i miei figli in una società nella quale le discriminazioni saranno un lontano ricordo.”

Consiglio a tutti di leggere il libro di Toni Fontana, uscito da poco nelle librerie e propongo al giovanile di contattare Meryem e lavorare con lei per la prossima generazione, quella che verrà, che vivrà in condizioni migliori. Non è Meryem e chi come lei a dover lasciare il Veneto. Lei arricchisce Treviso dove vive e Padova dove studia. Lei e le sue amiche non sono una minaccia per la nostra cultura, la nostra storia e le nostre tradizioni. Abbiamo qui vicino una persona in carne ed ossa che incarna il più profondo spirito europeo di ricerca della libertà e la tolleranza della religione musulmana non fondamentalista. Non possiamo lasciarla sola, né lasciarci scappare l’opportunità concreta di fare qualcosa di importante.


Laura Frigo

domenica 5 ottobre 2008

Campania Infelix

Non c’è giorno che si parli delle Campania, e dei suoi territori più disastrati, Caserta e l’interland di Napoli. Tutti giorni sentiamo parlare delle Camorra, dei suoi delitti, dei suoi traffici, degli immensi capitali che la polizia giudiziaria sequestra.
Ma, assai pochi parlano delle povertà dei Campani. Un tempo, almeno, si sentiva qualche politico parlare della necessità di dare lavoro a questa regione. Ora, invece, si liquida il problema con l’espressione “Sviluppo del Mezzogiorno”; locuzione generica, vaga, che non propone progetti reali, tangibili, di progresso di questa regione. Però, a riguardo della Campania, bisogna dire che, un tempo, fu perno del programma di rinascita del Meridione. Non a caso si parlava di “Rinascimento Campano”, per dire che, finalmente, l’industria era approdata anche al Sud, e avrebbe permesso alle famiglie meridionali di poter sperare, un giorno, di aver un reddito simile a quello delle famiglie del Nord. Lo Stato, all’epoca, intervenne direttamente, tramite il suo braccio industriale, l’IRI; ed è grazie a tale ente che in Campania, ora, abbiamo une delle più importanti aziende europee del settore aeronautico. Oltre a questo, ci sono altri esempi di eccellenza della regione; ma, purtroppo, se paragonati all’odierno degrado, sono nulla.
Il problema cronico della disoccupazione, accompagnato al processo di deindustrializzazione degli anni ’80 e ’90, ho portato la regione a un progressivo impoverimento, esasperato, anche, da un’inflazione “galoppante”, anche se di fatto non lo è. Ma, per una regione già provata, l’inflazione al 3-4 % è già un problema, che si somma a molti altri. Infatti l’inflazione di questi anni ha impoverito ancor più la Campania, fino a creare delle enormi sacche di povertà, che difficilmente una politica assistenzialistica, come quella adottata dal governo regionale, potrà risolvere. Infatti la regione, in una legge del 2004, ha introdotto un sostegno pubblico, detto “Reddito di Cittadinanza”, con il quale la regione, mensilmente, versa ai nuclei famigliari più poveri un contributo, coordinato con attività di integrazione scolastica, lavorativo, e sociale.
Un simile provvedimento, già sperimentato in altri paesi europei negli anni ’80, può fornire delle risposte nel breve termine, ma a lungo termine, rischia di far esplodere le finanze regionali, già provate da spese pazze in campo sanitario. Infatti la sanità campana è tra le più indebitate d’Italia, insieme al Lazio, alla Liguria, alla Calabria e alla Sicilia. Ciò che manca, in questo progetto, è un programma di investimenti che creino, durevolmente, posti di lavoro; e quindi ricchezza. Tutto questo, però, trova un ostacolo, la Camorra. Finché a tale organizzazione vengono lasciati ampi spazi, la Campania non potrà mai ripartire. Infatti, è indegno, per un paese come l’Italia, che siede tra i paesi più industrializzati, “concedere” a gruppi criminali ampi territori, sui quali imperversare e imporre le proprie leggi. Un tale stato delle cose non fa altro che sprofondare la regione in una voragine, che la priva, annualmente, di popolazione. Nell’ultimo anno, ben 120 000 Campani sono emigrati al Nord, e alcuni di essi persino all’estero, perché non trovano lavoro, sono stanchi di un clima asfittico, e di una criminalità sempre più arrogante e violenta.
E’ riprovevole che una regione come la Campania, un tempo chiamata “Campania Felix” dai Romani, per la fertile e ricca terra nonché per la sua cultura e storia, debba morire per l’inerzia e l’irresponsabilità della classe dirigente odierna.

Mirko Iodi

sabato 4 ottobre 2008

La crisi della banche, un passo indietro e due passi avanti!

Davvero si preannunciano grandi cambiamenti all'orizzonte.. Forse si tornerà un po' sui nostri passi nell'era dove tutto è globale e digitalizzato! Nell'era in cui miliardi di dollari viaggiano con un click da una parte all'altra del mondo, da una banca all'altra, o peggio da una banca ad un'industria, senza che a noi sia più di tanto possibile controllare come i nostri soldi vengano impiegati...

Giurisprudenza insegna: quando andate a depositare dei soldi in banca e poi li prelevate, quelli che prelevate NON SONO I VOSTRI SOLDI MA UN'EQUIVALENTE il cui ammontare massimo può arrivare alla somma che avevate versato! I vostri soldi sono dati in "mutuo" alla banca che poi è libera di impiegarli come meglio crede, purché ovviamente garantisca di poter restituire una somma equivalente.. La cosa puzza assai!

Questa crisi che sta facendo tremare le borse di tutto il mondo forse riporterà l'economia ad una dimensione più concreta e a portata dell'uomo, anche se non sarà certo un passaggio dolce.. Bankitalia assicura che nel nostro Paese c'è liquidità (cioè denaro concreto) a sufficienza, ma.. Ci sarà da fidarsi?

A proposito Beppe Grillo racconta (una storia vera) di un coltivatore sardo che dopo una vita di risparmi decide di aprire un libretto bancario... I suoi risparmi ammontano a circa 600 milioni di lire, una bella sommetta! Un giorno il coltivatore decide che vuole i suoi soldi, va allo sportello e dice: "Vorrei avere i miei 600 milioni..". Immaginatevi la filiale che va in panico, alquanto in imbarazzo, perché ovviamente la somma versata dal contadino non si trova più lì (per il discorso che vi facevo prima)! Ed ecco che partono chiamate, telegrammi, elicotteri, e scorte blindate per riportare al contadino tutti i suoi risparmi.. Quando finalmente è tutto pronto, il contadino si reca ancora alla banca e l'impiegato gli porge una ventiquattrore piena di tutti i suoi 600 000 000 di lire e il contadino gli risponde così: "Ah ok grazie, ora che li ho visti posso tornare a casa.."!!!

E' un grande! Come piegare le banche del nuovo millennio!

Pietro Galiazzo

sabato 27 settembre 2008

Cerimonia in onore degli internati militari (27/09/08)

Volevo ricordare che oggi presso il tempio dell'Internato Ignoto (zona Terranegra-Forcellini) a Padova, si è tenuta una cerimonia di commemorazione in onore degli "internati militari" della Seconda Guerra Mondiale. La celebrazione è stata organizzata dall'ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati) e si è tenuta alla presenza di autorità militari, civili e istituzionali (fra gli altri, il Sindaco Flavio Zanonato, l'On. Naccarato, il portavoce del Rettore dell'Università di Padova).
La"categoria" degli "internati militari" nei lager nazisti purtroppo non è molto conosciuta e spesso è caduta nel dimenticatoio. Queste persone, fra le quali tantissimi giovani, sono state fatte prigioniere dei nazisti perchè dopo l'8 Settembre decisero di non entrare nell'esercito della Repubblica di Salò, ma di reagire, rischiare la vita ribellandosi al regime fascista e combattere per la liberazione della propria Patria. Erano tantissimi giovani come noi che hanno dato le loro vite in nome di ideali che ancora oggi, dopo sessant'anni, stentano ad affermarsi. Per questo credo che sia dovere di noi giovani darci una mossa e impegnarci per affermare e trasmettere ai nostri coetanei i principi in cui crediamo e su cui si fonda la Costituzione Italiana.
Ho avuto la possibilità di intervenire alla cerimonia in veste di Senatrice accademica e di portare la voce di noi studenti, per far sentire la nostra fondamentale presenza anche su questo tema. Di seguito riporto il mio breve intervento.
"Buongiorno a tutti, sono onorata di poter essere presente ad una simile ricorrenza, soprattutto in veste del mio ruolo di rappresentante degli studenti dell’Università di Padova, dei quali vi porto un caloroso saluto. Ringrazio dell’invito e sottolineo l’importanza di questo gesto perché credo che in occasioni come queste sia fondamentale la partecipazione dei giovani, studenti e non.
Difatti noi delle giovani generazioni non abbiamo vissuto quel triste periodo che ha segnato l’Italia fascista e la Seconda Guerra Mondiale. Non abbiamo lottato nella guerra partigiana per la liberazione del nostro paese e per l’affermazione della democrazia, ma credo che sia prima di tutto nostro il dovere di ricordare, di tenere viva la memoria di quella lotta e delle tante persone che hanno dato la vita credendo nei propri ideali e che ci hanno lasciato in eredità un paese veramente libero e democratico.
Il dovere di ricordare, soprattutto vittime che purtroppo sono state quasi dimenticate o su cui si è dimostrato un minor interessamento, come gli internati militari, è un monito che sentiamo forte dentro di noi.
Oggi la nostra “lotta” è non violenta, protesa allo studio e all’impegno e prende le forme del dibattito libero, della libera scelta dei propri rappresentanti, della possibilità di poter incidere sulla scelte, di vivere in una Democrazia compiuta. Ogni luogo di vita delle persone, soprattutto delle giovani generazioni, è essenziale per far vivere quegli ideali di libertà e democrazia che ispirarono i partigiani di allora. Sono luoghi le scuole e le università, dove è necessario diffondere una cultura basata sui valori dell’antifascismo e della legalità per prevenire quelle derive di cui purtroppo ancora oggi sentiamo notizia nel nostro paese. Violenze a scuola, svastiche negli stadi, manifestazioni neofasciste e quant’altro.
L’università di Padova già all’epoca si distinse per diverse personalità che non accettarono di subire passivamente il regime, ma sentirono la responsabilità ed il dovere di svegliare le coscienza dei tanti studenti e di spronarli a reagire. Mi riferisco in particolar modo alla figura di Concetto Marchesi che nel suo famoso appello agli studenti riuscì ad infondere loro un impegno ed un coraggio per cui molti di essi misero in gioco la loro vita in un percorso senza cui l’Italia non sarebbe quella che è oggi.
Questa pagina di storia ha lasciato al nostro Ateneo il difficile compito di essere all’altezza del patrimonio che essa rappresenta. Per esserlo l’Università di Padova deve proseguire , nel suo lavoro di formazione di menti libere e nella ricerca di nuove conoscenze, in modo indipendente da qualunque tipo di ingerenza.
E noi studenti ci impegniamo ogni giorno in questo senso, per cercare di diffondere tra i nostri coetanei la cultura dell’antifascismo, del rispetto delle diversità e della tolleranza. Lottare oggi per la Resistenza ha ancora un senso molto forte. Significa lottare contro l’indifferenza e promuovere lo studio ed il diritto allo studio, soprattutto per i ragazzi che vengono da situazioni sociali più disagiate, in nome di quegli ideali che circa sessant’anni fa spinsero tante persone, fra cui moltissimi giovani, a rifiutare di sottostare ad un regime dittatoriale, oppressivo e che ha privato di ogni tipo di libertà il nostro paese."

Chiara Zampieri-senatrice accademica

venerdì 26 settembre 2008

Wake Up!

Dopo un mese di intenso lavoro è nato WAKE UP!, un giornalino a cui si sono dedicati molti giovani del Partito Democratico.
All'interno troverete articoli su scuola, università, lavoro, giustizia, politica estera ed un'intera sezione dedicata alle notizie dei vari territori. Abbiamo, infatti, pensato di dedicare uno spazio ad ogni gruppo della provincia, dando quindi la possibilità di parlare e approfondire temi che riguardassero più strettamente il proprio territorio.
Hanno partecipato i gruppi del conselvano-piovese, della bassa padovana, del cittadellese, di Cadoneghe e di Padova.
Nei prossimi giorni le 10.000 copie di Wake Up! saranno distribuite nelle scuole, nelle aule-studio, nei locali e nelle piazze di tutta la provincia. Speriamo possa essere un ulteriore strumento per poter avvicinare i giovani alla politica e al nostro partito.
Hanno collaborato alla creazione di Wake Up!: Federico Bettin, Carolina Daniele, Laura Frigo, Mirko Iodi, Davide Lazzarin, Alvise Lazzaro, Mattia Martini, Filippo Mormando, Enrico Nania, Giulia Narduolo, Tommaso Pettenuzzo, Alessandra Raimondo, Giovanna R., Mattia Rossin e Chiara Zampieri.

mercoledì 24 settembre 2008

REGOLAMENTO DELLE PRIMARIE DEI GIOVANI DEMOCRATICI - 17 E 18 OTTOBRE

Art. 1 Costituzione dell’organizzazione giovanile del PD
1.L’organizzazione giovanile del PD si costituisce mediante elezioni primarie aperte a tutti i giovani di età compresa tra i 14 e i 29 anni che sottoscrivono l’Appello per l’Organizzazione Giovanile del Partito Democratico, nel proprio territorio di appartenenza.
2.I partecipanti alle primarie, al momento del voto, versano la cifra di 1€ quale contributo all’autofinanziamento per lo svolgimento delle stesse.
3. Le elezioni primarie si terranno su tutto il territorio nazionale, il 17 e 18 ottobre.
4.I seggi rimarranno aperti dalle 10 alle 18 il 17 ottobre e dalle 14 alle 24 il 18 ottobre, fatto salvo per seggi speciali individuati in accordo con il CPR.
Art. 2 Il “Manifesto fondativo”
Il “Manifesto Fondativo” dell’organizzazione giovanile del PD, nello spirito della più ampia partecipazione, viene elaborato dal Tavolo Nazionale entro il 28 di settembre e rappresenta la base per la discussione politica nelle Assemblee Fondative Territoriali.
Art 3 Il Comitato Promotore Nazionale (CPN)
Il Comitato Promotore Nazionale coordina la fase costituente dell’organizzazione giovanile del PD. E’ convocato e presieduto da un dirigente del partito incaricato dal segretario politico.
Il CPN:
• Predispone la bozza di “Manifesto Fondativo”, lo inoltra ai Comitati promotori Regionali e Provinciali e ne cura la pubblicità e la più ampia diffusione fino alle Assemblee Fondative Territoriali.
• Predispone la Bozza di Statuto Nazionale che sarà emendata e approvata dall’Assemblea Costituente Nazionale
• Raccoglie le candidature a Segretario Nazionale ai sensi dell’art 6 comma 1 del regolamento
• Nomina i Comitati Promotori Regionali, composto ognuno da 5 a 15 componenti.
• In base al numero di componenti dell’Assemblea Nazionale stabilito all’art. 10 comma 1 del regolamento assegna ad ogni Provincia, in base ad un riparto Regionale, il numero loro spettante di delegati in ragione, per il 50% in base alla popolazione di ogni regione e per il restane 50% delle percentuali prese dal PD nelle elezioni della Camera dei Deputati in ogni singola regione.
• Decade al momento dell’elezione della presidenza dell’assemblea Nazionale.
Art 4 Il Comitato Promotore Regionale (CPR)
Il Comitato Promotore Regionale coordina lo svolgimento delle elezioni primarie dell’organizzazione in ciascuna regione.
Il CPR:
• Nomina i Comitati Promotori Provinciali composto ognuno tra i 5 e i 15 componenti.
• Nomina il collegio regionale dei garanti composto da 3 componenti.
• Svolge le funzioni di Presidenza dell’Assemblea Costituente Regionale.
• Decade al momento dell’elezione dell’assemblea Nazionale e Regionale.
Art 5 Il Comitato Promotore Provinciale (CPP)
Il Comitato Promotore Provinciale coordina la fase costituente dell’organizzazione in ciascuna provincia.
Il CPP:
• Coordina le primarie nel proprio territorio, garantendone il regolare svolgimento.
• Individua e gestisce l’apertura dei seggi elettorali. Per l’apertura di un seggio il CPP assicura, preventivamente, la presenza di un presidente e di minimo due scrutatori. Il numero dei seggi non potrò essere inferiore alla metà dei delegati assegnati ad ogni provincia.
• Assicura la massima partecipazione alle Assemblee Fondative Territoriali o d’Ambiente ed il regolare svolgimento delle stesse. Accoglie le dichiarazioni di intenti o gli ordini del giorno presentati, discussi nelle Assemblee Fondative Territoriali o d’Ambiente.
•Istruisce la presentazione degli stessi nelle Assemblee Regionali.
•Decade al momento della convocazione dell’assemblea nazionale.
Art 6 Candidatura a Segretario nazionale
1. La candidatura a Segretario nazionale deve essere presentata al CPN entro il 3 ottobre e deve essere corredata da almeno 600 firme in non meno di 5 regioni e almeno 50 in ognuna di esse raccolte su moduli nazionali scaricabili dal sito del Pd. Ciascun candidato, oltre a sottoscrivere il manifesto dell’organizzazione, è tenuto a presentare un proprio documento politico d’intenti.
2. Il segretario Nazionale è eletto mediante elezioni Primarie aperte a tutti i giovani tra i 14 e i 29 anni lo stesso giorno delle elezioni per i delegati all’Assemblea Nazionale e Regionale.
Art 7 Assemblee fondative, territoriali o di ambiente
1. Per favorire la più diffusa partecipazione possibile alle elezioni primarie e per stimolare la più ampia ed approfondita discussione politica sono organizzate Assemblee Fondative di carattere Territoriale o di Ambiente.
2. In tutte le Assemblee Fondative Territoriali o di Ambiente devono essere previste sedute di discussione e sul Manifesto Fondativo e sui documenti politici.
3. Le Assemblee Fondative Territoriali o di Ambiente si terranno tra il 4 e il 15 ottobre e saranno promosse dai CPP.
4. I nomi dei partecipanti verranno registrati in un apposito elenco dei partecipanti.
Art 8 Elezioni dei delegati all’Assemblea Nazionale.
1. Tutti i partecipanti alle Elezioni Primarie, previo il pagamento di 1 € e la sottoscrizione dell’Appello acquisiscono il titolo di fondatori dell’organizzazione giovanile del PD.
2. I dati dei partecipanti verranno registrati in un apposito albo degli aderenti.
3. Sarà cura della Presidenza del Seggio e riportare i risultati della discussione delle votazioni al CPP, nonché l’elenco dei partecipanti.
4. I delegati all’Assemblea Nazionale si eleggono con una lista unica aperta e la preferenza singola di genere. Ogni candidato può presentare la propria candidatura al CPP entro i tre giorni precedenti il giorno delle votazioni presentando un minimo di 30 firme. Ogni persona può firmare a sostegno di una singola candidatura.
5. Nel locale del seggio devono essere esposte le liste dei candidati e delle candidate a delegato.
6. Sarà cura del Presidente del seggio riportare al CPP i risultati delle votazioni.
7. Il CPP, d’intesa con il CPR e seguendo la normativa del CPN, prevede all’interno del territorio provinciale, l’ubicazione dei seggi che concorreranno alla elezione dei delegati all’Assemblea Costituente Nazionale. Per favorire la più diffusa partecipazione possibile alle Primarie tali luoghi dovranno essere luoghi di massima visibilità e presenza giovanile ( piazze, luoghi di studio, ecc…)
Art 9 Elezioni dei delegati all’Assemblea Regionale
1. Nello stesso giorno e negli stessi luoghi delle elezioni dei delegati all’Assemblea Nazionale avvengono le elezioni dei delegati all’Assemblea Regionale.
2. I delegati all’Assemblea Regionale si eleggono con una lista unica aperta e la preferenza singola di genere. Ogni candidato può presentare la propria candidatura al CPP entro i tre giorni precedenti il giorno delle votazioni presentando un minimo di 15 firme. Ogni persona può firmare a sostegno di una singola candidatura.
3. Nelle vicinanze del seggio devono essere esposte le liste dei candidati e delle candidate a delegato.
Art 10 L’assemblea nazionale
L’assemblea nazionale è composta da 1000 membri eletti in rappresentanza delle diverse realtà regionali.
• Proclama Segretario Nazionale il candidato che ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti, espressi in maniera libera e segreta.
• Qualora il documento presentato dal candidato non fosse approvato nella modalità suddetta si provvederà all’elezione del Segretario nazionale con voto segreto di tutti i costituenti nazionali.
• Emenda ed approva il Manifesto Fondativo.
• Elegge la direzione nazionale.
• Vota nome e simbolo dell’organizzazione.
• Approva lo statuto ( vedi partito!)
• Definisce il percorso di costruzione dei livelli territoriali.
• Convoca il primo congresso dell’organizzazione giovanile.
• Compie tutti gli adempimenti che l’assemblea stessa riterrà opportuno e svolge tutte le funzioni che gli saranno delegate dallo statuto nazionale.
Art 11 L’Assemblea Regionale
L’assemblea regionale è composta un numero di membri eletti in rappresentanza delle diverse realtà provinciali
• E’ l’organo di coordinamento e direzione politica dell’organizzazione giovanile all’interno del territorio regionale.
Art 12 Partecipazione on line
Il “Manifesto fondativo” sarà pubblicato on line su www.partitodemocratico.it i commenti,le osservazioni, le proposte di emendamento al manifesto raccolte via internet, saranno oggetto di discussione delle assemblee Fondative.
Art 13 Norme transitorie
1. Gli eletti di ciascuna provincia in assemblea regionale e nazionale hanno funzione di coordinamento politico fino a elezione degli organi territoriali;
2. L’ assemblea Regionale viene convocata per la prima volta dal CPR regionale;
3. Per quanto non previsto nel presente Regolamento si fa riferimento allo Statuto del PD e alle ulteriori deliberazioni del CPN che saranno emanate solamente ad integrazione del presente regolamento;
4. L’applicazione del presente regolamento è responsabilità del CPN che si costituirà in Ufficio Tecnico anche suddividendosi in commissioni al fine di garantire il corretto svolgimento del percorso costituente.

venerdì 19 settembre 2008

Emergenza: Ballismo! Studenti per una scuola pubblica, laica e democratica

Comunicato Stampa Rete degli Studenti Veneto


La Rete degli Studenti Veneto aderisce alla campagna nazionale Emergenza: Ballismo! con mobilitazioni in tutte le scuole del Veneto, a partire da venerdì 19 Settembre, con l’affissione di slogan fuori dalle scuole di Venezia, Verona e Padova contro il decreto Gelmini, che mira a bombardare il sistema della scuola pubblica e a travolgere l’impostazione di una scuola democratica.

Il 4 Ottobre saremo presenti a Roma al sit in sotto il Ministero della Pubblica Istruzione per manifestare in nostro dissenso al ministro Gelmini.

Durante tutto l’autunno si svolgeranno in ogni provincia veneta eventi, assemblee d’istituto e manifestazioni pubbliche, organizzate dalla Rete degli Studenti, per discutere questa nuova impostazione della scuola pubblica proposta dal governo Berlusconi, e decidere assieme come combatterla.Dai tagli fiscali al 5 in condotta come mezzo di bocciatura, passando dalla riduzione dell’effettivo obbligo scolastico, vogliamo smontare questa bomba ad orologeria che il nuovo ministro sta ponendo sopra il nostro futuro.
Serena Capodicasa
Coordinatrice regionale Rete degli Studenti Veneto.

giovedì 11 settembre 2008

"My own Land", ovvero Divide et Impera

Il riconoscimento dell'indipendenza di Abkhazia ed Ossezia del Sud, effettuato dalle autorit? Russe, si inserisce in un contesto di rilevanza non solo geopolitica, ma anche giuridica. Infatti l'aspetto giuridico, non sottolineato dai media, n? pubblicamente dai politici, ? lo status dei cd "Stati non riconosciuti". Di fatto, il riconoscimento delle due repubbliche ha, letteralmente,? aperto il "vaso di Pandora". In poco tempo, le cancellerie europee si sono ricordate che hanno, come vicini, sia paesi formalmente riconosciuti, che paesi non riconosciuti, ma che aspirano all'indipendenza (leggasi la dichiarazione del ministro degli esteri Francese Bernard Kouchner, rilasciate mercoled? alla radio Europe 1, in merito alla Moldavia e all'Ucraina). Su questo tema, la Russia sta giocando le proprie carte per riabilitarsi come potenza, dopo gli anni del declino; in specifico giocando sulle questioni: abkhazo-osseta, e sulle repubbliche non riconosciute come la Transnistria (Moldavia), la Crimea (Ucraina) e il Nagorno-Karabakh (Azerbaijan).
Questo prologo mira ad introdurre il tema che voglio proporvi, che ? il principio espresso nel titolo, e che ? adottato dalla Russia nei confronti di alcuni paesi confinanti, vale a dire rientranti nei suoi interessi. Infatti il principio "My own Land", cos? definito da alcuni studiosi di geopolitica, identifica lo Stato, quindi un territorio, con un ethnos, ossia un gruppo omogeneo di individui che condividono le regole del vivere in societ?, i principi religiosi, nonch? le usanze. L'applicazione del principio prevede l'esclusione, dal territorio considerato proprio, delle minoranze, viste come occupanti o, peggio, colonizzatrici. Ci? ? avvenuto in Georgia tra il 1992 e il 1993, quando le due repubbliche separatiste combatterono i Georgiani, e il governo Abkhazo effettu? una vera e propria pulizia etnica contro la minoranza georgiana, che all'epoca rappresentava il 45% della popolazione dell'Abkhazia.
Le genesi del principio, per?, va ricercata pi? in l? nel tempo; cio? durante la Guerra Fredda. Quell'epoca, che ha come limiti temporali i patti di Yalta-Potsdam e la caduta del Muro di Berlino, non fu solo guerra non guerreggiata, ma anche guerra di ideologie. Infatti, da un lato gli USA sostenevano politiche di promozione dei diritti umani e delle libert? individuali; dall'altra l'URSS sosteneva il principio "dell'autodeterminazione dei popoli". Ora, la combinazione dei due principii con la caduta dell'ideologia comunista comport?, non solo la nascita del principio di cui prima dicevo, ma anche la combinazione di esso con l'incapacit?, delle neonate repubbliche, di affermare la sovranit? nel territorio loro riconosciuto. Ci? fu dovuto a debolezza sia dell'apparato statale, che da miopia politica. Infatti i governanti di allora, di fronte alle rivendicazioni indipendentiste, preferirono scatenare guerre, e quindi impoverire ancor pi? la popolazione, anzich? adottare politiche che tendessero assicurare l'unit? nazionale in modo pacifico. In questo scenario di debolezza strutturale, che si protrae ancor oggi, si inserisce la Russia la quale, usando il precedente kosovaro per legittimare la sua condotta, persegue? i suoi fini politici ed economici, applicando la sempre attuale massima "Divide et Impera".
L'Italia non pu?, di fronte a tale situazione, che muoversi cautamente. Infatti il governo dovr? usare termini ed azioni equilibrate per tutelare, non solo i rifornimenti di idrocarburi ed il loro relativo prezzo da eventuali ritorsioni russe contro l'Occidente; ma anche dovr? proteggere gli interessi economici del nostro Paese. Non bisogna dimenticare che in Russia le aziende italiane hanno investito molti capitali; parlo sia delle grandi aziende come delle medio-piccole. In particolar modo quest'ultime, le quali operano in settori che portano prestigio al nostro "Made in Italy", il quale ? caro alla nuova borghesia russa. Perci? il governo non dovr? sostenere posizioni forti, come Francia, Germani e Gran Bretagna (quest'ultima ? considerata, alla pari di Polonia, Svezia e Repubbliche Baltiche, "nemica"), n?, al contempo, ripetere l'errore, commesso nel caso del Kosovo, di riconoscere frettolosamente le due repubbliche separatiste. Infatti l'esecutivo dovrebbe seguire una linea tendenzialmente neutra per evitare scossoni nel breve periodo che potrebbero danneggiare le nostre ottime relazioni con la Russia, oltre che la stagnante economia nazionale.
Da ultimo, la proposta avanzata dal ministro degli esteri Frattini di tenere a Roma, in autunno, una conferenza di pace mi pare sia una buona proposta, in quanto l'Italia ha mantenuto, per tutta la durata del conflitto, posizioni neutre e, quindi, pu? fornire maggiori garanzie di imparzialit? e di buon andamento dei negoziati, rispetto ad altri paesi.
Mirko Iodi

La battaglia per "non dimenticare" deve continuare

«Il fascismo non fu un male assoluto, fu un fenomeno più complesso. Molte persone vi aderirono in buona fede e non mi sento di etichettarle con quella definizione. Il male assoluto sono le leggi razziali volute dal fascismo e che ne determinarono la fine politica e culturale».
"Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell'esercito della Rsi, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d'Italia".
Due dichiarazioni sconcertanti, la prima comparsa in un'intervista al Corriere del 7 settembre, l'altra pronunciata durante la cerimonia, a Porta San Paolo, per il 65° anniversario della difesa di Roma contro le truppe tedesche, da due esponenti di spicco di AN, ex militanti dell'MSI: Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Parole ancora più gravi, se pensiamo che i sostenitori di queste singolari opinioni sono, rispettivamente, il sindaco della Capitale e il Ministro della Difesa dell'attuale governo.“Il male assoluto sono le leggi razziali”, afferma Alemanno, quando il suo stesso partito non esita a celebrare Giorgio Almirante, ex segretario dell'MSI e firmatario, nel 1938, del Manifesto della razza, con manifesti affissi per le strade di Milano.Nessuno stupore, del resto, di fronte all'ennesimo tentativo di revisionismo storico, se ricordiamo quando, in occasione del Sessantesimo anniversario della Resistenza, esponenti della destra tentarono di equiparare l'operato dei militari i Salò a quello dei Partigiani; o se pensiamo a qualche anno fa, quando Francesco Storace, ex AN, ora 'La Destra', auspicava la censura, nei libri scolastici, di certe fette di storia, guardacaso riguardanti il periodo del nazifascismo e della Resistenza.Quello che più stupisce e preoccupa è, invece, il silenzio del Governo e degli altri esponenti della destra, fatta eccezione, naturalmente, per l'immancabili, ipocrita “chiarimento” da parte di chi ha pronunciato le parole sopra riportate, che certo non cancella nè diminuisce la gravità delle dichiarazioni rilasciate. O per le parole del senatore Mario Ferrara (PdL), che sulla polemica interviene criticando la 'solita retorica antifascista da parte della sinistra'; affermazione, questa, che dimostra come, per la destra, il problema della memoria storica e del riconoscimento della Resistenza sia considerato superfluo e inattuale, se non pericoloso. Pericolosa è, invece, la volontà di rimuovere una parte fondamentale della storia italiana o, tentativo ancora più subdolo e sottile, di gettare un velo di ambiguità su una valutazione del fascismo che, ormai, dovrebbe essere definitivamente consolidata, nel rispetto dei valori democratici e antifascisti della nostra Costituzione e di tutte quelle persone che, costruendo la Resistenza, si batterono per ridare libertà e dignità alla Nazione.
Esprimendo solidarietà dei confronti dell'ANPI, di tutte le associazioni partigiane e antifasciste, e della Comunità Ebraica di Roma, concludiamo con le parole di Napolitano, che incoraggia tutti a rafforzare il "comune impegno di memoria, di riflessione, di trasmissione alle nuove generazioni del prezioso retaggio della battaglia di Porta San Paolo, della difesa di Roma e della Resistenza".
Marta Sartori

lunedì 8 settembre 2008

Intervista dei Giovani Democratici a Rosi Bindi

Intervista dei Giovani Democratici all'on.Rosi Bindi

durante la festa Democratica di Padova (6/09/08)

Intervista dei Giovani Democratici a Cesare Damiano

Intervista a Cesare Damiano, viceministro-ombra del Lavoro del PD

durante la festa Democratica di Padova (5/09/08)

domenica 7 settembre 2008

Impressioni di Settembre

L'argomento scuola, università e istruzione è troppo importante perchè - soprattutto da parte di noi giovani - passi in secondo piano la pericolosa operazione di smantellamento della scuola pubblica che il governo sta portando avanti ad opera della ministra della (d)istruzione Gelmini.Si è iniziato col tirare fuori dalla naftalina il grembiule (possibilmente nero!) per gli alunni di elementari e medie, passando dalle sparate di Bossi che - spalleggiato dalla ministra - offendeva gli insegnanti del Sud e inneggiava a un federalismo scolastico in salsa padana, proseguendo con l'intenzione di trasformare le università prima e le scuole superiori poi in fondazioni private, e continuando con la chiusura delle SISS (scuole di specializzazione per insegnanti di scuola superiore) e con la malsana idea - in perfetto stile ventennio - di ritornare al maestro unico alle scuole elementari... due provvedimenti, questi ultimi, che avranno l'evidente conseguenza innanzi tutto di bloccare le nuove assunzioni di personale docente giovane e motivato, svecchiando così una classe docente che è la più vecchia d'Europa, e di tagliare tantissimi posti o rimandare a data da destinarsi le immissioni in ruolo per i tantissimi precari della scuola. Tutto ciò avrà gravi ripercussioni (ma, a quanto pare, nel governo e nell'opinione pubblica ormai vige la fascistissima regola del "me ne frego!") anche sugli studenti e sulla loro preparazione, che è già abbondantemente al di sotto della media europea secondo le recenti statistiche.A questo punto mi chiedo: fino a dove vogliamo arrivare? Non possiamo stare a guardare, o quantomeno starcene zitti a guardare - visto che purtroppo la possibilità di fare una concreta opposizione in Parlamento è praticamente zero vista la maggioranza schiacciante dell'attuale governo. Credo che come Giovani Democratici dobbiamo farci promotori di un forte momento di protesta e discussione sulla scuola e l'università che vogliamo, visto che come studenti o (si spera, ma ormai sto perdendo anche l'ultima piccola speranza...) futuri insegnanti dovremmo avere piena voce a riguardo.Settembre è il mese in cui iniziano le lezioni, quindi perchè non partire subito con una manifestazione - magari in contemporanea in più città - per farci sentire e promuovere iniziative pubbliche di sensibilizzazione su questi temi che sono troppo importanti, perchè ricordiamoci che siamo noi la classe dirigente di domani?

Giulia Narduolo

mercoledì 3 settembre 2008

Pizza dei Giovani Democratici dell'Alta Padovana



Giovedì 25 settembre: PIZZA GIOVANI DEMOCRATICI dell'ALTA PADOVANA.

Vi aspettiamo giovedì 25 settembre, ore 20.30, alla pizzeria Marechiaro di Cittadella, che si trova appena fuori da porta Treviso (davanti alla scuola media Luigi Pierobon).

"WHAT, WHERE, WHEN, WHO, WHY"
"Il cambiamento può venire dal potere di molti, ma solo se i molti si uniranno insieme a formare una forza invincibile... la forza del singolo" (The power of one, regia di John G. Avildsen).

Vabbè, forse questo sembra più un incitamento stile "liberté, egalité, fraternité", mentre magari per invogliare a mangiare una pizza, in genere, basta dire che è molto buona ed eventualmente che costa poco -ed infatti vi invitiamo a mangiare una pizza che è molto buona e il prezzo è buono. L'invito avrebbe potuto concludersi così, se l'altro giorno non avessi chiacchierato con un ragazzo/uomo (25 anni, insomma), il quale sosteneva che tanto i soldi girano sempre tra i soliti ricchi, specie petrolieri, che chi ha il potere sono i soliti pochi e tanto è tutto uguale e che non si può fare niente, perché chi non ha né soldi né potere non può che fare cose a cui è obbligato, che quando privatizzeranno l'acqua non ci sarà più niente da fare etc etc.. Insomma, quell'atteggiamento un po' superficiale, un po' menefreghista, un po' fatalista che io in genere chiamo: "voglia zero di impegnarsi in prima persona e tanta voglia di lamentarsi per niente", ma che in questo caso mi ha colpito particolarmente perché lui era VERAMENTE convinto di quello che diceva: era cioè convinto che esistano persone di serie A e serie B e che questa situazione sia immutabile. E convincere i ragazzi-uomini che fai parte dei pochi che decidono oppure sei uno di quei "singoli" che non hanno un minimo di "potere personale", il cui impegno è inutile perché tanto le cose non si possono cambiare, è una di quelle imprese che la mafia è riuscita sempre a compiere e dal quale sola ha tratto vantaggio. E sappiamo bene che la mafia non è un problema solo del Sud Italia.Così, mentre a livello nazionale c'è un po' di confusione all'interno di questo Partito nuovo, fare veramente gruppo a livello locale, provinciale e regionale diventa l'unico modo per dare a questo partito davvero una "forza invincibile, formata dal potere di molti".Ho sentito parlare spesso della necessità di incontrarsi, ascoltarsi, dialogare, formarsi... Credo che quest'anno sia venuto per l'Alta Padovana il momento di fare la sua parte, iniziando magari con un po' di mozzarella e pomodoro, magari continuando con incontri di formazione comune, di incontri pubblici organizzati insieme e tutto quello che sarà necessario affinché 'sto partito/giovanile sia sì radicato nel territorio, ma soprattutto affinché diventi il mezzo grazie al quale le idee e la voglia di fare del ragazzino di Carmignano o della ragazzina di Onara diventino un ricchezza anche per chi abita a Montagnana (e viceversa, chiaramente).VI ASPETTIAMO!


Laura Frigo


P.S.: se non avete mai visto il film citato, guardatelo!"

martedì 2 settembre 2008

Herman Medrano dai Giovani Democratici del Conselvano


Ieri, Lunedì 1 Settembre i Giovani Democratici del Conselvano hanno organizzato una serata durante la fiera del paese. Il programma prevedeva l'apertura del ristorante-paninoteca (interamente gestito dal gruppo di ragazzi che lavora nella zona) e dalle 22.00 il mitico concerto di Herman Medrano.
L'evento ha avuto un successo incredibile. Il tendone del ristorante era gremito di giovani che saranno stati all'incirca 400 e si sono divertiti, hanno cantato e riso per due ore per le irriverenti ma esileranti battute del nostro cantante corregionale.
E' stata una grande serata di festa e di divertimento. Credo che questo tipo di iniziativa ci dovrebbe far riflettere sulla modalità con cui organizzare l'attività dei Giovani Democratici.
E' vero che mai come adesso sentiamo la necessità, e non solo a livello giovanile, di fare iniziative di formazione interna, di conoscere e fare informazione sui temi nazionali e, nella fattispecie, quelli che più toccano i giovani. Ma credo che, parallelamente ad iniziative di questo tipo, come dibattiti, conferenze, tavole rotonde, etc... di stampo diciamo "tradizionale", debbano essere organizzati momenti di tipo più ludico e divertente, come è stato ieri a Conselve. Credo che sedi meno formali e occasioni più di svago non possano che essere uno strumento in più per costruire dei rapporti e farci sentire più vicini ai nostri coetanei. Da una parte servono per fare gruppo fra di noi; dall'altra appunto per riuscire ad avvicinare di più i giovani che negli ultimi anni tendono ad allontanarsi sempre di più dalla politica.
Sia chiaro, mai come ora è urgente l'elaborazione di una linea e di una posizione sui temi più svariati e, specificamente inerenti alle giovani generazioni; ma credo che se non comunichiamo con i mezzi dei nostri coetanei, se non utilizziamo il linguaggio che ci accomuna, non riusciremo nell'alto obiettivo che noi Giovani Democratici ci siamo prefissati: raggiungere i giovani, rappresentarli, ascoltarli, conoscere i loro problemi e coinvolgerli.
Chiara Zampieri

giovedì 28 agosto 2008

REGOLAMENTO FINANZIARIO: UNA VITTORIA PER I GIOVANI!!

Ciao tutti!

Mercoledì 27 Agosto si è riunito l’esecutivo provinciale per discutere il regolamento finanziario del Partito.
Vi scrivo per informarvi di quanto è stato deciso riguardo il rapporto tra l’organizzazione giovanile e il Partito.
L’articolo riguardante tale rapporto era il seguente:

“Articolo 10. Organizzazione giovanile provinciale.
L’organizzazione giovanile del Partito Democratico della provincia di Padova è tenuta a contribuire autonomamente allo svolgimento della propria attività sul territorio attraverso iniziative volte all’autofinanziamento.
Le singole iniziative dell’organizzazione giovanile possono essere finanziate con un contributo da parte della Tesoreria provinciale previo accordo con il Tesoriere provinciale. Ogni iniziativa eventualmente promossa con il contributo del Tesoriere provinciale deve in ogni caso obbligatoriamente prevedere una dettagliata rendicontazione.”

Dopo molte discussioni avute con diversi di voi mi sono fatto portavoce della richiesta di avere un finanziamento fisso annuale, anziché legato alle varie singole iniziative. Credo, infatti, che solo così sia salvaguardata l’autonomia politica della nostra organizzazione giovanile. Ho quindi chiesto e ottenuto che il secondo comma fosse modificato in:

“L’attività dell’organizzazione giovanile è finanziata con un contributo annuale da parte della Tesoreria provinciale previa presentazione di un programma annuale. Le spese sostenute per l’attività annuale con il contributo del Tesoriere provinciale dovranno prevedere una dettagliata rendicontazione ”

Secondo tale regolamento la nostra organizzazione sarà quindi sostenuta economicamente dall’autofinanziamento e da una quota annuale decisa con il Tesoriere provinciale.
Il regolamento sarà approvato definitivamente nella direzione provinciale del 5 settembre, ma sarà un mero passaggio formale.
Ritengo che sia un importante passo in avanti per affermare la nostra autonomia dal partito e che possa aiutare a superare certe inutili nostre divisioni interne.

Buon ritorno dalle vacanze a tutti!

Filippo Mormando.

sabato 23 agosto 2008

The day after

Scrivo nuovamente per concludere l'articolo pubblicato domenica sulla guerra russo-georgiana. Questa volta, però, mi soffermo su ciò che sta accadendo in queste ore sullo scenario internazionale. Devo precisare che di alcuni fatti già da tempo se ne parla, e quindi il conflitto caucasico ha avuto il solo effetto di accelerarli. Mi riferisco all'entrata della Georgia e dell'Ucraina nella Nato.
Andando con ordine, bisogna, prima, considerare le reazioni americane e russe strettamente attinenti al conflitto. Al di là del balletto di notizie, quotidianamente diffuso sul ritiro russo, ciò su cui l'attenzione cade è la città di Poti. I varii media parlano spesso di tale città portuale, a volte accennando che è un terminale petrolifero, senza chiarire, nella maggior parte della volte, perché ai Russi interessi la città. Essa è importante, non solo perché sarà il terminale di una delle due pipelines di cui ho parlato in passato, ma anche perché è un importante nodo di comunicazioni per tutta la regione. Infatti dalla città si diramano strade e ferrovie verso l'Armenia, l'Azerbaijan, e quindi il Mar Caspio, nonché collegamenti marittimi verso i più importanti porti rumeni, bulgari, ucraini e turchi. E' da notare soprattutto uno di quei porti, quello di Constantza in Romania, il quale è al centro di grandi interessi per la realizzazione, anche qui, di un oleodotto, progettato dall'Eni, che dovrebbe collegare tale città con Trieste.
Alla Russia interessa, ovviamente, tale porto e utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per controllarlo. Primo fra tutti mediante un contingente permanente in Ossezia del Sud, come già sta facendo, oppure riconoscendo l'indipendenza delle due repubbliche, sulla falsa riga del Kosovo, e realizzando su di esse una forma di protettorato che le permetterà di aver sotto controllo la regione georgiana; anche grazie alle eventuali forzate dimissioni del presidente Saakashvili. A questi piani, gli Americani e gli Europei rispondono accelerando l'entrata del paese caucasico nella NATO, e minacciando la Russia di escluderla dal G8, oltre che da altre organizzazioni internazionali. Al contempo, sul piano militare, avviano l'installazione in Polonia di una batteria di missili, che sorgerà sul Mar Baltico.
A queste iniziative i Russi hanno risposto in duplice modo. Il primo installando sul Mar Baltico, a Kaliningrad, enclave russa tra Lituania e Polonia, delle batterie di nuovi missili assai potenti, puntati verso le batterie americane; dall'altra stringendo accordi con la Siria. Nei giorni passati, infatti, il presidente siriano Assad si è recato a Mosca per acquistare i nuovi armamenti russi, in particolare i missili Iskander, i quali impensieriscono gli Americani, esattamente quanto i missili iraniani, i quali non vorrebbero che i Russi li vendessero ai Siriani. Infatti gli Stati Uniti temono il connubio Siria-Iran, in quanto potrebbero costituire un centro regionale di potere, concorrente con gli interessi americani nella regione arabica. Ulteriore rappresaglia è la decisione di costituire, sempre in Siria, una permanente base aero-navale russa presso il porto di Tartus. Non a caso, verso tale porto, si sta dirigendo una flotta russa, partita da Murmansk nel Mar di Barents, e costituita da sottomarini e da una portaerei. Ovviamente la nascita di tale base porterà alla costituzione di nuovi equilibri nella regione, soprattutto con Israele, il quale già sta pensando di aumentare i finanziamenti alle forze armate. Infatti i Russi hanno accusato anche Israele, perché ha sostenuto la Georgia sia fornendo armi che addestramento.
Dai fatti accaduti negli ultimi giorni bisogna concludere che l'era dell'unica potenza mondiale sia terminata, in quanto si sta costituendo un nuovo ordine mondiale il quale vede la Russia ritornare sulla scena più forte di prima, e soprattutto ricca in risorse finanziarie, visto che ha accumulato risorse auree e valutarie per 500 miliardi di dollari, ed ha ripianato il debito estero.
Mirko Iodi

domenica 17 agosto 2008

Il perché di un conflitto

Il recente conflitto russo-georgiano, ultimo di una innumerevole serie di conflitti che hanno riguardato il Caucaso, dimostra, ancora una volta, come tale regione sia un'area geopolitica di importanza esorbitante; soprattutto per gli interessi economici sottesi.
Questo mio intervento vuole focalizzare l'attenzione non sulla crudeltà della guerra, e quindi sulle distruzioni e i relativi morti, ma sui motivi che hanno indotto il conflitto.
Le ragioni sono riconducibili a due: petrolio e gas. Di fatto il principio del conflitto sta nella costruzione di pipelines, termine tecnico per indicare le reti di trasporto degli idrocarburi, il quale si connette con l'interessa della Georgia a far parte della NATO, e quindi la conseguente opposizione di Mosca. In specifico la costruzione di due di esse: una che da Baku, in Azerbaijan, ha come terminale il Mar Nero; e l'altra, invece, che, partendo da Baku, via Ceyha in Turchia, ha per terminale Ashkelon, in Israele.
Gli interessi russi, per queste due pipelines, sono immensi. In particolare la prima. I Russi vorrebbero che essa passasse per il loro territorio, anziché per la Georgia, ed il motivo è semplice. Tale linea è destinata a trasportare petrolio in Europa, e gli Europei, memori della crisi del gas intercorsa nel 2005 tra Russia ed Ucraina e della riduzione di forniture di greggio che ha colpito i paesi dell'Europa Orientale nel 2007 a causa del conflitto Gazprom-Minsk sul prezzo al metro cubo, cercano di diversificare i loro approvvigionamenti, primo per non dipendere troppo dalla Russia, secondo perché essa è considerata inaffidabile ad assicurare un rifornimento continuo e, quindi, certo.
Per la seconda pipeline, invece, che da Baku, via Ceyhan in Turchia, dovrebbe trasportare petrolio nel Mar Rosso nel porto di Eilat, ha visto non solo l'interessamento dei Russi, ma soprattutto l'interesse degli Israeliani, non solo a realizzare l'opera, ma anche a rifornire l'esercito georgiano di mezzi e soprattutto di consiglieri militari i quali, tra l'altro, hanno coordinato le truppe georgiane durante il conflitto. Su questa pipeline l'interesse dei russi ricade su Ceyhan e Tbilisi, non essendo riusciti a convincere gli Israeliani a usare la propria rete. Poiché il progetto dell'oleodotto prevede che esso passi per la capitale georgiana, a Mosca interessa avere a Tbilisi un governo compiacente, come quello di Shevardnadze, in modo tale, poi, da aver maggior controllo sul nodo di Ceyhan, città turca destinata a diventare, come molti l'hanno già ribattezzata, “la capitale dell'oro nero”. L' interesse russo sulla città turca è uno: usarla per aprirsi le porte per il medio-oriente. Ma la volontà del presidente georgiano Shakaashvili di agganciarsi agli Stati Uniti, e quindi di entrare nella NATO, di fatto mina tali interessi e quindi il controllo sulle pipelines, ed a ciò è riconducibile l'intervento russo in Georgia.
Queste sono le ragioni di fondo che hanno scatenato l' “incendio” caucasico, ed hanno alterato gli equilibri geopolitici definitivamente. E' da ricordare che, a causa dell'intervento russo in Georgia, il presidente ucraino ha emanato un decreto per limitare la circolazione della flotta militare russa nelle acque territoriali ucraine, e che la Polonia ha sottoscritto l'accordo con gli Usa per l'installazione dello scudo spaziale. Da ciò si evince, ulteriormente, come gli equilibri instauratisi tra il 1989 e il 1992 siano definitivamente sovvertiti, con un ritorno preponderante della Russia sulla scena mondiale come potenza sia economica che militare.

Mirko Iodi

Per approfondire:
http://electronicintifada.net/v2/article9756.shtml
http://www.thenation.com/doc/20060123/klare
http://www.stratfor.com/theme/crisis_south_ossetia