sabato 23 agosto 2008

The day after

Scrivo nuovamente per concludere l'articolo pubblicato domenica sulla guerra russo-georgiana. Questa volta, però, mi soffermo su ciò che sta accadendo in queste ore sullo scenario internazionale. Devo precisare che di alcuni fatti già da tempo se ne parla, e quindi il conflitto caucasico ha avuto il solo effetto di accelerarli. Mi riferisco all'entrata della Georgia e dell'Ucraina nella Nato.
Andando con ordine, bisogna, prima, considerare le reazioni americane e russe strettamente attinenti al conflitto. Al di là del balletto di notizie, quotidianamente diffuso sul ritiro russo, ciò su cui l'attenzione cade è la città di Poti. I varii media parlano spesso di tale città portuale, a volte accennando che è un terminale petrolifero, senza chiarire, nella maggior parte della volte, perché ai Russi interessi la città. Essa è importante, non solo perché sarà il terminale di una delle due pipelines di cui ho parlato in passato, ma anche perché è un importante nodo di comunicazioni per tutta la regione. Infatti dalla città si diramano strade e ferrovie verso l'Armenia, l'Azerbaijan, e quindi il Mar Caspio, nonché collegamenti marittimi verso i più importanti porti rumeni, bulgari, ucraini e turchi. E' da notare soprattutto uno di quei porti, quello di Constantza in Romania, il quale è al centro di grandi interessi per la realizzazione, anche qui, di un oleodotto, progettato dall'Eni, che dovrebbe collegare tale città con Trieste.
Alla Russia interessa, ovviamente, tale porto e utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per controllarlo. Primo fra tutti mediante un contingente permanente in Ossezia del Sud, come già sta facendo, oppure riconoscendo l'indipendenza delle due repubbliche, sulla falsa riga del Kosovo, e realizzando su di esse una forma di protettorato che le permetterà di aver sotto controllo la regione georgiana; anche grazie alle eventuali forzate dimissioni del presidente Saakashvili. A questi piani, gli Americani e gli Europei rispondono accelerando l'entrata del paese caucasico nella NATO, e minacciando la Russia di escluderla dal G8, oltre che da altre organizzazioni internazionali. Al contempo, sul piano militare, avviano l'installazione in Polonia di una batteria di missili, che sorgerà sul Mar Baltico.
A queste iniziative i Russi hanno risposto in duplice modo. Il primo installando sul Mar Baltico, a Kaliningrad, enclave russa tra Lituania e Polonia, delle batterie di nuovi missili assai potenti, puntati verso le batterie americane; dall'altra stringendo accordi con la Siria. Nei giorni passati, infatti, il presidente siriano Assad si è recato a Mosca per acquistare i nuovi armamenti russi, in particolare i missili Iskander, i quali impensieriscono gli Americani, esattamente quanto i missili iraniani, i quali non vorrebbero che i Russi li vendessero ai Siriani. Infatti gli Stati Uniti temono il connubio Siria-Iran, in quanto potrebbero costituire un centro regionale di potere, concorrente con gli interessi americani nella regione arabica. Ulteriore rappresaglia è la decisione di costituire, sempre in Siria, una permanente base aero-navale russa presso il porto di Tartus. Non a caso, verso tale porto, si sta dirigendo una flotta russa, partita da Murmansk nel Mar di Barents, e costituita da sottomarini e da una portaerei. Ovviamente la nascita di tale base porterà alla costituzione di nuovi equilibri nella regione, soprattutto con Israele, il quale già sta pensando di aumentare i finanziamenti alle forze armate. Infatti i Russi hanno accusato anche Israele, perché ha sostenuto la Georgia sia fornendo armi che addestramento.
Dai fatti accaduti negli ultimi giorni bisogna concludere che l'era dell'unica potenza mondiale sia terminata, in quanto si sta costituendo un nuovo ordine mondiale il quale vede la Russia ritornare sulla scena più forte di prima, e soprattutto ricca in risorse finanziarie, visto che ha accumulato risorse auree e valutarie per 500 miliardi di dollari, ed ha ripianato il debito estero.
Mirko Iodi

1 commento:

Anonimo ha detto...

Concordo sulle ragioni economiche del conflitto, però c'è anche da dire che gli Stati Uniti e la Nato da quando è crollato l'Urss hanno continuato a perseguire una politica antirussa molto decisa.. Lo scudo spaziale in Polonia era una cosa progettata da almeno due anni e non è come i media ci han voluto far credere una reazione alle azioni militari russe in Georgia.
Oltre a questo una grande responsabilità per quanto sta succedendo in Georgia ce l'ha proprio il governo georgiano guidato da Shakaashvili che forse non tutti sanno essersi laureato negli Stati Uniti e, cosa più nota, essere grande alleato di questi ultimi. Le due regioni "ribelli" infatti da tempo si erano pronunciate con referendum a favore dell'indipendenza e la reazione georgiana con la forza è del tutto ingiustificata. Più giusto sarebbe stato intavolare una trattativa coinvolgendo le organizzazioni internazionali.
Ora le cose non si fermeranno tanto facilmente e la Russia è tornata protagonista.. E' finita l'era della supremazia americana ed è ora invece che Usa, Ue, Russia e Cina imparino a colllaborare senza presunzioni.