domenica 27 luglio 2008

L'incoerenza della destra

Alcuni episodi degli ultimi giorni dimostrano l’incoerenza delle Destra italiana e dei suoi esponenti padovani. Prendiamo il caso dei militari nelle città per contrastare la criminalità e garantire la sicurezza.Se vengono mandati a Padova è evidente, per la Destra, il fallimento dell’Amministrazione Zanonato, che avrebbe reso la città più insicura. Al contrario, se vengono richiesti dai Sindaci di Verona e di Treviso si plaude alla capacità degli amministratori di quelle città, che sanno ascoltare i loro cittadini e vogliono garantirne la sicurezza. Questo atteggiamento schizofrenico era già evidente prima di quest’ultimo episodio: quando a Roma, è stata stuprata e uccisa una signora, la colpa era dell’amministrazione Veltroni; quando è successo a Milano, dove la Destra governa ininterrottamente da 15 anni, la colpa era del Governo nazionale, guarda caso di Centrosinistra. E adesso che al Governo c’è la Destra, la colpa di chi sarà mai? Ancora più clamoroso il caso della moschea. A Padova ci spiegano da mesi che l’amministrazione dovrebbe disinteressarsi dell’argomento e che, una volta chiuso il luogo di preghiera islamico di via Anelli, i fedeli di quella religione dovrebbero arrangiarsi e trovare da soli una soluzione. A Milano, però, di fronte alla stessa situazione, la ricetta giusta è diametralmente opposta: per chiudere la moschea di viale Jenner, l’amministrazione - di cui fa parte anche la Lega - si preoccupa di trovare un luogo alternativo e, nel frattempo, ai fedeli di religione islamica offre i locali del velodromo, di proprietà pubblica, per poter professare la loro religione. Chissà se l’associazione musulmana di viale Jenner ha firmato la carta dei valori di Amato, se ha condiviso con la città un percorso di integrazione e di amicizia, se ha preso in considerazione la possibilità di riconoscere la «divinità del Cristo», come direbbe Bitonci, o se farà pregare insieme uomini e donne, come vorrebbe Menorello. Ci aspettiamo, a questo punto, una trasferta dei leghisti padovani, guidati da Mariella Mazzetto, con tanto di maiale al seguito per proteggere i milanesi da questo scempio. Più in piccolo, la politica delle due verità, della doppia morale, è stata portata avanti con molta faccia tosta anche sugli insediamenti commerciali di Padova Est di fronte all’Ikea. Quando amministravano, Riccoboni e Menorello hanno venduto ad un privato un terreno comunale per dieci milioni di euro, consentendogli di installarvi 10 medie strutture di vendita. Dei 10 milioni di euro pattuiti hanno incassato solo 1,5, ma hanno impegnato nel bilancio comunale l’intera cifra. La nostra amministrazione, con una trattativa durissima, è riuscita a dimezzare gli insediamenti commerciali, passando da 10 a 5, e ad ottenere gli stessi soldi dai privati. Ma, per il duo Riccoboni-Menorello, dovevamo fermare tutto, e rinunciare a risorse che loro avevano già speso, facendo pagare un conto salatissimo ai cittadini. Si potrebbe proseguire, sottolineando ad esempio il comportamento personale di tanti sedicenti cattolici della destra berlusconiana, che sbandierano valori irrinunciabili, per poi agire nella loro vita privata in modo molto diverso: difendono la famiglia, ma molti di loro ne hanno almeno due. Ma su questo è meglio stendere un velo pietoso. Questi signori si illudono se reputano i cittadini così ingenui da non rendersi conto di quanta incoerenza, di quanta sfacciataggine caratterizzi la loro azione politica, che cambia direzione a seconda del vento, delle circostanze, dei ruoli che si ricoprono, della città dove si risiede. Non si va molto lontano con furbizie da quattro soldi.
Umberto Zampieri Capogruppo Pd di Padova

lunedì 21 luglio 2008

LETTERA DI PROTESTA AL MINISTRO ALFANO: SOTTOSCRIVI ANCHE TU!

La sottostante lettera sarà consegnata al Min. ombra di Grazia e Giustizia On. Tanaglia, affinché la legga e la consegni al Min. Alfano.
Sottoscrivi anche tu indicano nome, cognome, città di residenza e data di nascita in una e-mail indirizzata a f.bettin@pdmonselice.it


Alla c. a. del Min. di Grazia e Giustizia
Onorevole Alfano

Onorevole Alfano,
questa lettera ha lo scopo di evidenziare le numerose perplessità che numerosi Italiani si pongono riguardo alla cosiddetta “norma blocca processi” e al “lodo Alfano”.
La “blocca processi” si è da subito distinta per le numerose critiche ricevute, prontamente bollate come critiche di “una sinistra giustizialista”, ma non per questo i sospetti legati alla sua incostituzionalità e alla data posta come inizio dei processi da sospendere si sono potuti dissipare. L’attuale Presidente del Consiglio ha assunto posizioni difensive di immane tristezza sostenendo che sarebbe una norma “che salva tutti”; prima di tutto mi permetto di contestare il potere salvifico di questa dichiarazione che sottolinea chiaramente la volontà di avere una giustizia che non compie il suo valore di garante della legalità, a favore di un lassismo della legge preambolo dell’illegalità, vorrei poi proseguire precisando che salva, non tutti, ma bensì chi ha a carico procedimenti giudiziari, perché a quanto mi risulta il processo non è una condicio sine qua non per la vita di una persona. Rilevo inoltre che tutta l’apprensione dimostrata dal vostro esecutivo per quei reati che turbano maggiormente l’ordine pubblico si eclissa immediatamente al cospetto della suddetta norma, dato che ritarda processi per reati come, tanto per citarne uno, lo stupro.
Passando al “lodo Alfano” come ben sappiamo sospende i processi per le quattro maggiori cariche dello Stato. Più o meno obbligati avete precisato che nel periodo di sospensione non maturi la prescrizione, nascondendo che il processo, ricominciando dopo 5 anni richiede la ricomposizione della Corte, dettaglio questo che nel caso fortunato che tutti i membri siano ancora disponibili causerà una perdita di tempo per la ripresa del vecchio procedimento (in questo tempo la prescrizione non sarà congelata), oppure in caso la Corte cambi la sua composizione il procedimento dovrà ricominciare (ma non ricomincerà il tempo di calcolo per la prescrizione). A peggiorare la qualità del lodo sta la non distinzione tra reati funzionali e reati non-funzionali, e il provvedimento si estende anche ai reati antecedenti alla carica. Risulta evidente che non è un lodo solo atto a rendere più agevole la governabilità, ma nello specifico a rendere impunibile qualcuno.
La giustizia ha bisogno di miglioramenti, e Lei stesso all’inizio della legislatura presentò un piano di lavoro che non comprendeva il suddetto lodo, necessità che è comparsa solo ora, e che certo non serve per il bene del Paese.
Ancora una volta il Presidente del Consiglio reputa utile impiegare le Camere per la discussione di leggi che non migliorano la condizione del popolo italiano, tralasciando temi ben più prioritari.

Distinti saluti,
Federico Bettin

martedì 15 luglio 2008

Robin Hood?...un bugiardo

"Hanno messo le mani nelle tasche degli italiani" questo il martellante slogan della campagna elettorale della destra alle ultime elezioni. Quando le premure e le attenzioni di tutti andavano, Santanchè in testa, alla drammatica situazione dei ceti deboli.Sia in campagna elettorale sia dopo la chiusura delle urne, Silvio Berlusconi, aveva garantito "meno tasse sulla famiglia, sul lavoro, sulle imprese". "Vogliamo ridurre la pressione fiscale sotto il 40 per cento del Pil nei prossimi anni", aveva detto il 2 aprile. Ma non lo farà. E non lo farà nei prossimi 5 anni, parliamoci chiaro. L'ha messo nero su bianco nel Dpef, il Documento di programmazione economico-finanziaria, il Super ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Lo ha confermato il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nella sua audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato: "La pressione fiscale rimarrebbe invariata nel quinquennio dopo la riduzione di 0,3 per cento punti di Pil attesa per il 2008 (al 43 per cento)". Resterà al livello già raggiunto durante il biennio in cui a guidare la politica fiscale c'era Vincenzo Visco. Continuità, insomma, con quello che sprezzantemente era stato definito " il vecchio galleggiamento del governo Prodi". Luca Ricolfi, docente di Analisi dei dati all'Università di Torino, commenta: "Qui, nel tradimento della promessa sulle tasse, c'è anche il maggiore "scarto" tra il programma elettorale e la realtà. Mi sembra troppo sostenere che in quattro mesi c'è stata un'accelerazione della crisi tale da obbligare il nuovo governo a rimangiarsi tutto. In ogni caso qualcuno dovrebbe assumersi la responsabilità di spiegare perché ha cambiato idea". L'Italia è smarrita perché vive una condizione sociale drammatica, tanto dura quanto non la si conosceva da anni. Un’emergenza non più rinviabile: altro che lodo Alfano e norme salvapremier, l’Italia ha bisogno di ripartire sul piano economico. crollano, insieme con il potere d'acquisto, i consumi e, di conseguenza, i profitti delle imprese, in una spirale di concatenazioni reciproche di cui è difficile prevedere gli esiti. Ma il governo sembra in tutt’altre faccende affaccendato. Crolla la produzione industriale e il governo risponde aumentando le tasse e diminuendo gli investimenti., oltre che con tagli a sicurezza (altra grande promessa mancata!, inutile inasprire le pene se poi si sottraggono risorse alle forze dell'ordine) , scuola e sanità.Senza dimenticare che la tanto decantata Robin Hood tax voluta da Tremonti si è rivelata una presa in giro sia perchè il 70% del ricavato resterà allo stato ( diversamente da quanto annunciato in prima battuta) sia perchè il restante 30% servirà a finanziare un’invenzione parecchio discutibile: la "social card" per i più poveri, una specie di tesserino per avere riduzioni di prezzo su generi alimentari e servizi.L'avesse fatta il Governo Prodi questa iniziativa, l'opposizione di destra l'avrebbe definita una mancia, un sollievo quantificabile in una tazzina di caffè al giorno,un'elemosina, un atto di carità pelosa, la fanno loro e spunta fuori Robin Hood!, lode al ministro immaginifico).Sulla partita delle tasse Veltroni sembra fermamente intenzionato a incentrare una volontà di opposizione sicuramente più sostanziosa e utile per il Paese di quella impostata sulla giustizia da parte del suo "alleato" Di Pietro.La speranza è che non continui all'infinito questo assurdo ed inquietante balletto chi sta al Governo dice che le tasse non si possono abbassare, chi sta all'opposizione dice il contrario, poi, a cambio della guardia avvenuto, i ruoli si invertono.Occorre una svolta. Una riduzione drastica della spesa pubblica ( ma tagliando gli sprechi, il personale in sovrannumero, gli enti inutili, le province, non i servizi essenziali) una maxivendita di beni demaniali, insomma una gigantesca manovra alla fine della quale questo Stato di trovi gravato in maniera meno pesante dall'attuale macigno del debito pubblico.
Vincenzo Cusumano

domenica 13 luglio 2008

LA MANIFESTAZIONE DI PIAZZA NAVONA:

AI MEDIA IMPORTA PIU' DELLA PAGLIA CHE DELLA TRAVE NELL'OCCHIO
di Pietro Galiazzo,
responsabile Giustizia - Legalità GD
.
Ero presente a quella manifestazione, a titolo personale, ma con la speranza di rappresentare in qualche modo anche le idee di quei tanti giovani del Partito Democratico che non ne possono più delle leggi vergogna del governo Berlusconi, che sono convinti che sia stato un errore il tentativo di dialogo di Veltroni prima e durante i primi mesi di questa legislatura, e che desiderano essere aperti alle idee e alle opinioni di tutti i movimenti politici senza catalogare nessuno a prescindere come populista e qualunquista. Insomma le idee che credo siano condivise da gran parte del mondo giovanile della sinistra, anche se il nostro partito, a parte qualche eccezione, molte volte sembra non prestarci attenzione. La prova di tutto questo erano le tante facce giovani che si incontravano, alcune bandiere del PD che sventolavano assieme alle altre tra la folla, e alcuni esponenti del partito (Rita Borsellino, Furio Colombo, Arturo Parisi per esempio) che hanno deciso di prendere parte attivamente o semplicemente presenziando alla manifestazione. La manifestazione si è poi svolta con ordine e gli oratori si sono alternati sul palco tra gli applausi di tante cittadine e cittadini, anziani, giovani e famiglie, mentre dai media sembrava che in quella piazza ci fossero i peggio criminali e rivoltosi d'Italia. TUTTI COMMENTI PREPARATI AD ARTE, CHE DISTOLGONO L'ATTENZIONE (più o meno volontariamente a seconda delle testate) DALLE LEGGI VERGOGNA E DAGLI SCANDALI CHE RIGUARDANO CHI CI GOVERNA! Certo prendo le distanze da critiche sicuramente fuori luogo come quelle riguardanti il Papa o il metodo di fare opposizione del Pa rtito Democratico, che sicuramente ha fatto una scelta diversa ma non meno valida, ma se si considera che a fare certi interventi sono stati dei comici trovo esagerata la reazione di giornali e telegiornali che certo avrebbero fatto meglio a prestare attenzione ai motivi per cui una manifestazione così largamente partecipata era stata organizzata. Per dei provvedimenti quelli si demagogici, o ancora peggio ad-personam, che rendono la legge meno uguale per le alte cariche dello Stato (ma in realtà principalmente per Berlusconi) o che impediscono le intercettazioni per reati anche gravi e a noi cittadini di essere informati.

giovedì 10 luglio 2008

DL TREMONTI: OVVERO COME DISTRUGGERE L'UNIVERSITA' PUBBLICA


La Camera dei Deputati discuterà la prossima settima della trasformazione in legge del DL Tremonti “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”.
Da tale decreto emerge come il mondo universitario, nei prossimi mesi, sarà investito da una sostanziale rivoluzione. Dopo avere inferto tagli al mondo universitario per trovare copertura al taglio dell’ici e a un’azzardata manovra su Alitalia anche qui trovano applicazione le idee esposte nel programma elettorale del Popolo delle Libertà.Il provvedimento più grave riguarda il fatto che viene data facoltà alle Università di potersi trasformare in fondazioni di diritto privato. Viene inoltre ridotto il fondo di finanziamento ordinario di 500 milioni in tre anni e si mettono in campo limitazioni per le assunzioni.

mercoledì 9 luglio 2008

G8 in Giappone: ennesimo stop sulla questione ambiente


Ancora una volta tante parole e nulla di concreto.

Sul documento finale in materia ambientale approvato il 9 luglio dai Paesi membri del g8 più i maggiori Paesi in via di sviluppo, vengono ribaditi in maniera accademica i soliti concetti sull'importanza della questione ambientale globale e l'imminenza del problema, ma non viene assunto nessun impegno concreto. Nemmeno il lontano obbiettivo dell'abbassamento delle emissioni dei gas serra entro il 2050 è stato inserito come impegno nel documento conclusivo. Gli Stati Uniti si erano resi disponibili a fissare la data del 2050 a patto che questa venisse sottoscritta anche dai maggiori Paesi in via di Sviluppo come Cina e India, i quali però non hanno accettato di porre freno al proprio boom economico: questi rivendicano il fatto che in passato i Paesi più ricchi non si sono minimamente preoccupati della questione ambientale.
Il "no" dei paesi in Via di Sviluppo tuttavia non può essere considerato una scusa per gli altri paesi per mantenere all'infinito lo stato attuale. Presto infatti saremmo tutti noi a rimetterci se si mantengono le condizionali ed i veti reciproci.
E'possibile che qualsiasi tentativo di accordo per combattre l'inquinamento globale debba cadere nel vuoto a causa delle vecchie lobby economiche? Una profonda innovazione nelle tecnologie produttive con l'introduzione delle energie pulite, aprirebbe la strada ad enormi investimenti in esse, e quindi anche crescita economica. Questo non sembra per ora interessare ne a Washington ne alla Cina.
E' quindi tutto rimandato al vertice di Copenhagen dell'anno prossimo, per ora solo delusione ed amarezza.

Mattia Martini


lunedì 7 luglio 2008

EMERGENZA SCUOLA PUBBLICA

Il 18 giugno è stato varato il decreto fiscale che prevede il taglio di fondi e di personale per la scuola pubblica. Difficilmente in molti si sono accorti di tale grave provvedimento preso dal Governo. L’attenzione mediatica è, infatti, concentrata sulle vicende giudiziarie del nostro Presidente del Consiglio e dei vari provvedimenti che sta approvando per sfuggire alla sentenza. Seppur sia un grave problema questo, le priorità degli italiani continuano ovviamente ad essere altre. Il nostro Paese aspetta da tempo una seria riforma del sistema scolastico, che permetta ad ogni studente di poter emergere e crescere per le proprie qualità che lo caratterizzano. Una scuola che formi gli studenti per competenze e non solo per discipline. Una scuola che premi il merito e che responsabilizzi gli studenti. Una scuola che faccia crescere giovani cittadini consapevoli della società che li circonda. Una riforma, quindi, organica del sistema scolastico, che migliori soprattutto la qualità delle scuole superiori.
I primi provvedimenti del nuovo Ministro Gelmini non vanno invece in questa direzione.
Il decreto fiscale prevede nello specifico: 43.000 posti per il personale ATA e 100.000 professori in meno entro il 2011, la non assunzione di oltre 300.000 professori precari, un pesante taglio delle sperimentazioni, delle attività laboratoriali, delle ore di indirizzo per tecnici e professionali, ulteriori tagli ai centri di educazione per gli adulti, ai corsi serali e dunque la fine del tentativo di dotare l’Italia di un sistema di apprendimento permanente.
Non sono quindi delle premesse confortanti per chi la scuola la vive: studenti, professori, dirigenti scolastici e personale ATA si dovranno preparare ad un autunno caldo di opposizione contro chi non solo vuole demolire la scuola pubblica italiana, ma il futuro stesso del nostro Paese.

Filippo Mormando.

domenica 6 luglio 2008

Il nuovo Nord-Est

Contributo al "Manifesto per il nuovo Nord-Est" del PD Veneto

di Mattia Martini
Filippo Mormando
Chiara Zampieri

CHI SIAMO / DOVE SIAMO:
Per oltre un secolo da quando entrò a far parte dell'Italia, il Nord-Est ed in particolare il Veneto, è rimasto ai margini dell'industrializzazione e dello sviluppo; considerato solamente il granaio d'Italia, fino agli anni '80 in questo territorio si coltivavano i campi e si mangiava “poenta e osei”. Poi qualcosa cambiò, non in noi ovviamente (troppo tradizionalisti per simili cose), ma nel resto del Mondo. Il modello produttivo fordista dei grandi colossi industriali collassò e dalle sue ceneri nacque un nuovo paradigma economico che ci calzava a pennello. Erano iniziati gli anni della flessibilità produttiva, e nel nostro Nord-Est individualista, laborioso ed attaccato alla famiglia, iniziarono a spuntare piccole imprese in ogni angolo, portando con sé sviluppo e benessere che nessuno ricordava da queste parti. Questo grazie ad un modello produttivo basato principalmente su distretti industriali formati da piccole imprese, a volte a gestione familiare, capaci di essere competitive ed esportare in tutto il Mondo. Era partita la locomotiva del Nord-Est.
Oggi però l'aria che tira è già diversa; non che la locomotiva si sia fermata, ma poco ci manca. Negli ultimi anni la crescita del Pil ha toccato anche qui quota 0 (- 0,1 nel 2005).
Le evoluzioni nei contesti produttivi internazionali sono talmente rapide che solo descriverle è un problema, figuriamoci dominarle. Sicuramente la competitività delle nostre piccole e medie imprese non si fonda più su quegli elementi che le hanno rese forti negli ultimi 20 anni. Oggi anzi, quelle piccole dimensioni delle imprese che fino a ieri erano sinonimo di una flessibilità vincente, sembrano essere un freno strutturale del nostro sistema. Questo perché le grandi aziende hanno innovato i loro sistemi gestionali, e riescono ad essere flessibili come le piccole imprese, producendo inoltre economie di scala. Le imprese del Nord-Est che riescono a mantenere la competitività sono quelle che producono beni a maggiore contenuto di conoscenza e si posizionano su nicchie di mercato ad alto valore aggiunto; le altre (e sono la maggior parte) soffriranno sempre di più se non seguiranno l'esempio delle prime.
Un secondo interessante campo di analisi della realtà del Nord-Est è quello sociale.
Esiste davvero una cultura del Nord-Est o addirittura veneta, oppure esiste piuttosto una comunanza di istanze territoriali? Certamente come ogni zona anche la nostra ha delle peculiarità sociali, e uno degli aspetti più interessanti sul quale soffermarsi oggi è il rapporto tra i cittadini del Nord-Est e le Istituzioni statali. In quest'analisi è utile citare l'esito di un sondaggio eseguito da Demos e Fondazione Nord Est a fine 2006. Si può infatti notare come rispetto al resto d'Italia, nel Nord-Est la fiducia verso le forze di polizia sia superiore del 3,5%, quella verso la Chiesa inferiore dell' 1 %, mentre la fiducia verso i Comuni è superiore addirittura del 12% rispetto alla valutazione del resto d'Italia. La fiducia del Nord-Est verso lo Stato è inferiore del 5% alla media nazionale (già bassa), per non parlare della fiducia riposta nei Partiti: - 3% rispetto al dato nazionale, per un totale del solo 9% dei cittadini del Nord-Est che si fida dei partiti.
Altro dato interessante è quello che riporta la partecipazione dei cittadini del Nord-Est all'attività sociale (volontariato, politica, associazionismo): tutto quello che si avvicina alla politica riscuote una partecipazione inferiore rispetto alla media nazionale, mentre tutte le attività che sono lontane dalla politica rilevano una partecipazione superiore alla media nazionale.
Tutto questo deve fare pensare: la fiducia è definita come la convinzione da parte di qualcuno che la controparte agirà nel suo interesse e non in modo opportunistico. Oggi questa fiducia manca nei confronti della politica e dei partiti, e riconquistarla deve essere il primo passo per inserire il PD in queste realtà.
DOVE ANDIAMO:
È un altro Nord-Est quello che si sta palesando, dal profilo diverso dal precedente.
Come detto all'inizio, è stata la forma sociale del Nord-Est a ritrovarsi tagliata sulla misura del paradigma economico dominante dagli anni '80 ad oggi, ma le cose stanno cambiando ed è molto difficile pronosticare la nuova strada dello sviluppo. Certamente però ci sono alcuni punti fissi da considerare per il futuro: l'unica ricetta che sembra resistere nelle giungla competitiva è l'innovazione unita alla conoscenza; un altro punto fisso sarà il superamento del nanismo d'impresa e le aggregazioni tra di esse; lo sviluppo di infrastrutture, con particolare riguardo a quelle informatiche; la formazione di capitale umano; la progettazione e l'uso del territorio; un sistema istituzionale che valorizzi le autonomie locali e snellisca la burocrazia.
Tutto questo non si crea da solo: ad agire dovranno essere tutti gli attori economici, sociali ed istituzionali. Per questo serve una grande forza e volontà politica, che imprima un'accelerazione alle trasformazioni del futuro, ma se il distacco tra i cittadini e la politica rimarrà tale sarà difficile ottenere tutto questo. Un partito riformista come il PD deve sapere riconquistare la fiducia dei cittadini, ed individuare chiaramente una sua proposta di strada per il futuro, specialmente in una situazione di transazione come quella che sta vivendo oggi il Nord-Est.

giovedì 3 luglio 2008

Il decreto sicurezza indebolisce i sindaci

Il decreto sulla sicurezza del governo di destra, oltre a riproporre la peggiore stagione delle leggi a favore di Berlusconi e a violare la Costituzione, è del tutto inefficace e renderà il Paese più insicuro.E’ bene chiarire subito che il provvedimento, insieme alle prime misure economiche del ministro Tremonti e al disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, causa tre effetti disastrosi. La sospensione dei processi penali per i reati commessi fino al 30 giugno 2002 paralizzerà il sistema giudiziario e più di 100 mila processi saranno sospesi; la limitazione delle intercettazioni priverà i magistrati di strumenti fondamentali per le indagini; la riduzione di risorse per le forze dell’ordine indebolirà l’azione di prevenzione e contrasto della criminalità. Per queste ragioni le norme all’esame della Camera dei deputati produrranno danni seri al sistema giudiziario e alla sicurezza. Qui emerge la distanza abissale tra la propaganda della destra e le decisioni concrete. Tutte le promesse, le chiacchiere, i proclami urlati, come, ad esempio, l’inutile farsa razzista delle impronte digitali ai bambini dei campi nomadi, sono pretesti per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dalla realtà di un governo che, dopo avere preso i voti, adesso pensa solo ai fatti propri. La destra affronta i temi della sicurezza con la strategia della demagogia: alimenta le paure dei cittadini, ne asseconda le ansie e le preoccupazioni, soffia sul fuoco del razzismo e della xenofobia. Basta pensare alla decisione di mandare 3.000 militari nelle 10 principali città italiane per 6 mesi: si tratta di una spudorata presa in giro. Infatti, l’invio dei soldati sarà vanificato dalla contestuale riduzione di 6.600 agenti di polizia nei prossimi 4 anni. In sostanza, prima si grida all’emergenza e si ricorre all’esercito per la sicurezza interna, poi si diminuiscono i poliziotti. Si parla di aumentare i poteri e le competenze dei sindaci, ma il decreto delega quasi tutte le funzioni ai prefetti, cioè al ministero dell’Interno. Oggi al sindaco sono attribuite funzioni di competenza statale, tra cui la possibilità di adottare provvedimenti per prevenire ed eliminare gravi pericoli per l’incolumità pubblica. In molte città, come a Padova, i sindaci hanno utilizzato queste funzioni per migliorare la sicurezza e riqualificare delle aree degradate. Ora il decreto del governo Berlusconi riduce le possibilità di intervento dei Comuni. Infatti, il testo firmato dal leghista ministro dell’Interno introduce una novità che limita i poteri dei primi cittadini: il sindaco deve informare il prefetto prima di adottare qualsiasi provvedimento. E’ questo il federalismo della Lega Nord? Il governo mostra il suo volto feroce per attirare i consensi, ma, in realtà, con la sospensione dei processi, blocca la giustizia e non persegue il crimine. In questo modo si produce un disastro sul piano culturale; la certezza della pena e il principio di legalità scompaiono. Faccio l’esempio di un effetto devastante che il decreto produrrà rispetto a un reato molto diffuso, soprattutto fra i giovani, che causa diversi morti, feriti e invalidi ogni anno: guidare ubriachi o drogati. Il decreto inasprisce le pene per chi guida in stato di ubriachezza o sotto l’effetto di droghe, ma, contemporaneamente, tutti i processi in corso per questi reati verranno sospesi e, con molta probabilità, andranno in prescrizione. Così si vanificano anni di campagne educative per contrastare il consumo di sostanze alcoliche e stupefacenti. E la stessa dinamica vale per le rapine, le violenze, gli scippi, gli stupri, le truffe. Ecco il vero volto del governo della destra: sicurezza a parole, favori ai criminali nei fatti.
Alessandro Naccarato, Deputato PD