giovedì 28 agosto 2008

REGOLAMENTO FINANZIARIO: UNA VITTORIA PER I GIOVANI!!

Ciao tutti!

Mercoledì 27 Agosto si è riunito l’esecutivo provinciale per discutere il regolamento finanziario del Partito.
Vi scrivo per informarvi di quanto è stato deciso riguardo il rapporto tra l’organizzazione giovanile e il Partito.
L’articolo riguardante tale rapporto era il seguente:

“Articolo 10. Organizzazione giovanile provinciale.
L’organizzazione giovanile del Partito Democratico della provincia di Padova è tenuta a contribuire autonomamente allo svolgimento della propria attività sul territorio attraverso iniziative volte all’autofinanziamento.
Le singole iniziative dell’organizzazione giovanile possono essere finanziate con un contributo da parte della Tesoreria provinciale previo accordo con il Tesoriere provinciale. Ogni iniziativa eventualmente promossa con il contributo del Tesoriere provinciale deve in ogni caso obbligatoriamente prevedere una dettagliata rendicontazione.”

Dopo molte discussioni avute con diversi di voi mi sono fatto portavoce della richiesta di avere un finanziamento fisso annuale, anziché legato alle varie singole iniziative. Credo, infatti, che solo così sia salvaguardata l’autonomia politica della nostra organizzazione giovanile. Ho quindi chiesto e ottenuto che il secondo comma fosse modificato in:

“L’attività dell’organizzazione giovanile è finanziata con un contributo annuale da parte della Tesoreria provinciale previa presentazione di un programma annuale. Le spese sostenute per l’attività annuale con il contributo del Tesoriere provinciale dovranno prevedere una dettagliata rendicontazione ”

Secondo tale regolamento la nostra organizzazione sarà quindi sostenuta economicamente dall’autofinanziamento e da una quota annuale decisa con il Tesoriere provinciale.
Il regolamento sarà approvato definitivamente nella direzione provinciale del 5 settembre, ma sarà un mero passaggio formale.
Ritengo che sia un importante passo in avanti per affermare la nostra autonomia dal partito e che possa aiutare a superare certe inutili nostre divisioni interne.

Buon ritorno dalle vacanze a tutti!

Filippo Mormando.

sabato 23 agosto 2008

The day after

Scrivo nuovamente per concludere l'articolo pubblicato domenica sulla guerra russo-georgiana. Questa volta, però, mi soffermo su ciò che sta accadendo in queste ore sullo scenario internazionale. Devo precisare che di alcuni fatti già da tempo se ne parla, e quindi il conflitto caucasico ha avuto il solo effetto di accelerarli. Mi riferisco all'entrata della Georgia e dell'Ucraina nella Nato.
Andando con ordine, bisogna, prima, considerare le reazioni americane e russe strettamente attinenti al conflitto. Al di là del balletto di notizie, quotidianamente diffuso sul ritiro russo, ciò su cui l'attenzione cade è la città di Poti. I varii media parlano spesso di tale città portuale, a volte accennando che è un terminale petrolifero, senza chiarire, nella maggior parte della volte, perché ai Russi interessi la città. Essa è importante, non solo perché sarà il terminale di una delle due pipelines di cui ho parlato in passato, ma anche perché è un importante nodo di comunicazioni per tutta la regione. Infatti dalla città si diramano strade e ferrovie verso l'Armenia, l'Azerbaijan, e quindi il Mar Caspio, nonché collegamenti marittimi verso i più importanti porti rumeni, bulgari, ucraini e turchi. E' da notare soprattutto uno di quei porti, quello di Constantza in Romania, il quale è al centro di grandi interessi per la realizzazione, anche qui, di un oleodotto, progettato dall'Eni, che dovrebbe collegare tale città con Trieste.
Alla Russia interessa, ovviamente, tale porto e utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per controllarlo. Primo fra tutti mediante un contingente permanente in Ossezia del Sud, come già sta facendo, oppure riconoscendo l'indipendenza delle due repubbliche, sulla falsa riga del Kosovo, e realizzando su di esse una forma di protettorato che le permetterà di aver sotto controllo la regione georgiana; anche grazie alle eventuali forzate dimissioni del presidente Saakashvili. A questi piani, gli Americani e gli Europei rispondono accelerando l'entrata del paese caucasico nella NATO, e minacciando la Russia di escluderla dal G8, oltre che da altre organizzazioni internazionali. Al contempo, sul piano militare, avviano l'installazione in Polonia di una batteria di missili, che sorgerà sul Mar Baltico.
A queste iniziative i Russi hanno risposto in duplice modo. Il primo installando sul Mar Baltico, a Kaliningrad, enclave russa tra Lituania e Polonia, delle batterie di nuovi missili assai potenti, puntati verso le batterie americane; dall'altra stringendo accordi con la Siria. Nei giorni passati, infatti, il presidente siriano Assad si è recato a Mosca per acquistare i nuovi armamenti russi, in particolare i missili Iskander, i quali impensieriscono gli Americani, esattamente quanto i missili iraniani, i quali non vorrebbero che i Russi li vendessero ai Siriani. Infatti gli Stati Uniti temono il connubio Siria-Iran, in quanto potrebbero costituire un centro regionale di potere, concorrente con gli interessi americani nella regione arabica. Ulteriore rappresaglia è la decisione di costituire, sempre in Siria, una permanente base aero-navale russa presso il porto di Tartus. Non a caso, verso tale porto, si sta dirigendo una flotta russa, partita da Murmansk nel Mar di Barents, e costituita da sottomarini e da una portaerei. Ovviamente la nascita di tale base porterà alla costituzione di nuovi equilibri nella regione, soprattutto con Israele, il quale già sta pensando di aumentare i finanziamenti alle forze armate. Infatti i Russi hanno accusato anche Israele, perché ha sostenuto la Georgia sia fornendo armi che addestramento.
Dai fatti accaduti negli ultimi giorni bisogna concludere che l'era dell'unica potenza mondiale sia terminata, in quanto si sta costituendo un nuovo ordine mondiale il quale vede la Russia ritornare sulla scena più forte di prima, e soprattutto ricca in risorse finanziarie, visto che ha accumulato risorse auree e valutarie per 500 miliardi di dollari, ed ha ripianato il debito estero.
Mirko Iodi

domenica 17 agosto 2008

Il perché di un conflitto

Il recente conflitto russo-georgiano, ultimo di una innumerevole serie di conflitti che hanno riguardato il Caucaso, dimostra, ancora una volta, come tale regione sia un'area geopolitica di importanza esorbitante; soprattutto per gli interessi economici sottesi.
Questo mio intervento vuole focalizzare l'attenzione non sulla crudeltà della guerra, e quindi sulle distruzioni e i relativi morti, ma sui motivi che hanno indotto il conflitto.
Le ragioni sono riconducibili a due: petrolio e gas. Di fatto il principio del conflitto sta nella costruzione di pipelines, termine tecnico per indicare le reti di trasporto degli idrocarburi, il quale si connette con l'interessa della Georgia a far parte della NATO, e quindi la conseguente opposizione di Mosca. In specifico la costruzione di due di esse: una che da Baku, in Azerbaijan, ha come terminale il Mar Nero; e l'altra, invece, che, partendo da Baku, via Ceyha in Turchia, ha per terminale Ashkelon, in Israele.
Gli interessi russi, per queste due pipelines, sono immensi. In particolare la prima. I Russi vorrebbero che essa passasse per il loro territorio, anziché per la Georgia, ed il motivo è semplice. Tale linea è destinata a trasportare petrolio in Europa, e gli Europei, memori della crisi del gas intercorsa nel 2005 tra Russia ed Ucraina e della riduzione di forniture di greggio che ha colpito i paesi dell'Europa Orientale nel 2007 a causa del conflitto Gazprom-Minsk sul prezzo al metro cubo, cercano di diversificare i loro approvvigionamenti, primo per non dipendere troppo dalla Russia, secondo perché essa è considerata inaffidabile ad assicurare un rifornimento continuo e, quindi, certo.
Per la seconda pipeline, invece, che da Baku, via Ceyhan in Turchia, dovrebbe trasportare petrolio nel Mar Rosso nel porto di Eilat, ha visto non solo l'interessamento dei Russi, ma soprattutto l'interesse degli Israeliani, non solo a realizzare l'opera, ma anche a rifornire l'esercito georgiano di mezzi e soprattutto di consiglieri militari i quali, tra l'altro, hanno coordinato le truppe georgiane durante il conflitto. Su questa pipeline l'interesse dei russi ricade su Ceyhan e Tbilisi, non essendo riusciti a convincere gli Israeliani a usare la propria rete. Poiché il progetto dell'oleodotto prevede che esso passi per la capitale georgiana, a Mosca interessa avere a Tbilisi un governo compiacente, come quello di Shevardnadze, in modo tale, poi, da aver maggior controllo sul nodo di Ceyhan, città turca destinata a diventare, come molti l'hanno già ribattezzata, “la capitale dell'oro nero”. L' interesse russo sulla città turca è uno: usarla per aprirsi le porte per il medio-oriente. Ma la volontà del presidente georgiano Shakaashvili di agganciarsi agli Stati Uniti, e quindi di entrare nella NATO, di fatto mina tali interessi e quindi il controllo sulle pipelines, ed a ciò è riconducibile l'intervento russo in Georgia.
Queste sono le ragioni di fondo che hanno scatenato l' “incendio” caucasico, ed hanno alterato gli equilibri geopolitici definitivamente. E' da ricordare che, a causa dell'intervento russo in Georgia, il presidente ucraino ha emanato un decreto per limitare la circolazione della flotta militare russa nelle acque territoriali ucraine, e che la Polonia ha sottoscritto l'accordo con gli Usa per l'installazione dello scudo spaziale. Da ciò si evince, ulteriormente, come gli equilibri instauratisi tra il 1989 e il 1992 siano definitivamente sovvertiti, con un ritorno preponderante della Russia sulla scena mondiale come potenza sia economica che militare.

Mirko Iodi

Per approfondire:
http://electronicintifada.net/v2/article9756.shtml
http://www.thenation.com/doc/20060123/klare
http://www.stratfor.com/theme/crisis_south_ossetia

venerdì 15 agosto 2008

Riassunto della saga berlusconiana

di Marco Casale
.
Cari amici..siamo alle solite;il Cavaliere da poco salito nuovamente a Palazzo Chigi,in attesa del colle più alto,aveva iniziato stranamente bene:un governo che ha ottenuto una forte maggioranza in entrambi i rami del Parlamento a differenza della precedente legislatura,una squadra diciamo composta da 3-4 elementi validi e gli altri componenti più o meno sconosciuti-ma questo ci può stare-fa parte del personaggio-ha subito avviato un confronto con l'opposizione sui temi più scottanti e sentiti dal Paese. Sembrava troppo bello tant'è che mi sono detto:<>No, è schizzinoso l'uomo e infatti da lì a poco si sono susseguiti tutta una serie di iniziatie e/o provevvedimenti piuttosto discutibili,alcuni dei quali a mio avviso palesamente incostituzionali.Ma andiamo con ordine:al Cavaliere deve essere attribuito il merito in questi pochi mesi di aver preso in mano la questione rifiuti e in effetti,parenti mea dicunt, che la situazione sia notevolmente migliorata e di aver abolito del tutto l'Ici e tuttavia ogni cosa ha il suo prezzo.Qui da più parti si parla di crisi economica,recessione,preoccupazione della Confindustria,della Banca Centrale Europea,di quella mondiale a causa della crisi dei mutui negli Stati Uniti e si è sostanzialmente d'accordo da sinistra a destra nell'indicare la ricetta:tagliare la spesa pubblica,ridurre il deficit,cercare di rilanciare i consumi,maggior attenzione ai salari e multa cetera.Non vi è dubbio però che res sic stantibus ci si aspettava provvedimenti in questa direzione e invece sorpresa dell'amico Giulio:un provvedimento sulla detassazione degli straordinari che di fatto non sortirà alcun effetto(se non ricordo male si può guadagnare da qui a fine anno 3000 euro con un aliquota pari al 10% ma soprattutto non si applica detto provvedimento agli statali,il famoso ceto medio,che rappresenta la maggior parte della popolazione,soffocata negli ultimi anni da continui rincari,spesso senza rinnovo contrattuale e costretti a barcamenarsi già dalla terza settimana del mese.Ci si aspettava dal super ministro dell'economia non la robin hood tax-lo stesso Presidente dell'authority dell'energia ha messo in evidenza come ciò comporterà inevitabilmente un aumento del prezzo dei carburanti e nel settore bancario di commissioni,bonifici..(il provvedimento infatti potrebbe rivelarsi anche un boomerang)tutto ciò che una banca può gestire autonomamente e aggiungo giustamente in regime di concorrenza anche a seguito del c.d decreto Bersani(è ovvio infatti che le grandi compagnie petrolifere e i gruppi bancari-mosse da lobby di potere-non fanno nulla per nulla)ma un taglio di quegli enti minuscoli,insignificanti che non servono a nulla e che vivono dal dopoguerra,un accorpamento degli istituti di previdenza e non tagli alle forze dell'ordine,alle scuole,alle università e alla ricerca..settori chiavi senza i quali il nostro Paese non può progredire.Per quanto riguarda il tema dei salari dei poveri italiani sono francamente scettico circa la possibilità di un intervento da parte dell'esecutivo:viviamo in un'ottica di globalizzazione e l'intervento dello Stato nell'economia ci può stare solo in particolari casi-limite;la concorrenza rimane il motore primo a tutela dei cittadini. Paghiamo piuttosto il fatto che non ci sia stata vigilanza da parte degli organi preposti comprese le associazioni dei consumatori in occasione del transito dalla lira all'euro.Si è innescata una spirale irreversibile rispetto alla quale io credo occorrerebbe una nuova politica ambientale-energetica come già sostenuto dal premio nobel per la pace Al Gore.Tale politica potrebbe rappresentare la vera svolta nello scacchiere economico mondiale:investire su fonti alternative significa liberarsi dalla schiavitù del petrolio,rilanciare i consumi che si traduce in nuovi posti di lavoro,aumento dei redditi e del PIL,ovvero la ricchezza prodotta dal sistema Paese.E infine veniamo alla parte più bella e divertente di questa saga:il Cavaliere non si smentisce mai!! Povero,ma volete capirlo che i magistrati ce l'hanno con lui,questi comunisti senza né arte né parte che vogliono farlo fuori,che vorrebbero sovvertire l'esito delle elezioni osando mettere in discussione la sovranità del popolo. E allora caro Silvio andiamo con ordine:quando tu mi dici che sei lì a seguito del voto popolare nessuno osa metterlo in dubbio ma tu non puoi contestare il dato che i magistrati siano al loro posto solo grazie a un pubblico concorso. Hai mai letto la Costituzione?ti dò una mano: art 106.Il che significa che la loro legittimità a differenza tua è frutto di una norma di rango costituzionale. Quando,ancora, tu in tutti i modi eviti di affrontare la giustizia chiedendo al tuo Guardasigilli-non penserete mica che sia A.Alfano?- ma è un noto avvocato che ha lo studio a Padova e per di più senatore,di ricusare i giudici per legittimo sospetto, per tuo capriccio personale, o quando ti fai la tua legge ad personam sic et sempliciter rischi di compromettere l'obbligatorietà dell'azione penale ex art 112 Cost e soprattutto assurgendo a dittatore,figura non prevista nello stato di diritto,non garantisci un principio supremo del nostro ordinamento vale a dire quello d'uguglianza. Detta tendenza ha avuto il suo apice con la c.d norma blocca processi.Il Cavaliere manda una letterina al Presidente del Senato,Renato Schifani,nella quale gli chiede di cortesemente di spiegare ai commensali le motivazioni della sua pensata:bloccare per un anno i procedimenti penali in corso per fatti commessi prima del 30 giugno del 2002-ma chissà perchè quest'indicazione temporale-gliel'ha suggerita il coniglio bianco di Alice nel Paese delle Meraviglie?-con esclusione dei reati puniti con pena superiori ai dieci anni.Insomma occorre affrontare solo processi che hanno maggiore pericolosità sociale...che cavolo mai vorrà dire?si ricordi peraltro,codice di procedura alla mano,che la sospensione dei processi non interrompe la prescrizione. Uhmm quest'uomo è davvero un genio!!Fortunatamente il Pd si sveglia dal torpore,dichiara che "l'amore" con Silvio è finito,Di Pietro,il "nemico" di Walter scende in piazza con i c.d . girotondini(non sono certo quelli di Nanni Moretti-perdonatemi questa struggente nota personale:) Partono le proteste dell'ANM(associazione nazionale magistrati),appello da parte di 100 costituzionalisti che invitano a sottoscrivere lo stesso sul quotidiano "La Repubblica" e chi più ne ha più ne metta.In questo trambusto,qualcuno suggerisce al Presidente del Consiglio che forse è più opportuno introdurre un provvedimento più ad hoc(quello precedente avrebbe distrutto definitivamente il sistema giudiziario ed era palesamente illegittimoin quanto al di là del fatto che è del tutto estraneo alla logica del decreto sicurezza e che pertanto mancava dei criteri della necessità ed urgenza ponendosi in contrasto con l'art 77 comma;violava il principio della ragionevole durata del processo ex art 111 Cost,art 6 Cedu;pregiudica l'obbligatorietà dell'azione penale ecc..).Così ritorna in auge l'idea dell'immunità alle più alte cariche dello Stato.Detto provvedimento è obsoleto,già nel precedente governo Berlusconi,il senatore Schifani si era impegnato a dare vita a un provvedimento fac simile(art 1 comma II legge 140/2003) fatto a pezzi dalla Corte Costituzionale con la sentenza n 24/2004.Il lodo Alfano ormai risulta approvato;neppure il Capo dello Stato si è sentito on obbligo di intervenire-mi domando dove fossero quel giorno i tecnici del Quirinale(detto provvedimento si sostiene,giustamente da più parti,andrebbe approvato con legge costituzionale ma non è questo il punto;esso a mio avviso risulta frutto delle contigenze politiche del momento,un uomo che rifiuta di affrontare i suoi problemi con la giustizia compromettendo ancora una volta il principio dell'eguale trattamento delle persone difronte alle legge).Il Cavaliere non finisce mai di stupirci:>.

mercoledì 13 agosto 2008

L’arresto di Karadžić


Con l’arresto di Karadžić si intravedono grandi cambiamenti sulla scena politica serba. Chi esce battuto da tutta questa vicenda non è tanto l'ex presidente della RS ma i radicali, il maggior partito della destra nazionalista, ormai destinato ad un drastico ridimensionamento.
Radovan Karadžić, l’ex leader dei serbi di Bosnia e accusato dal Tribunale penale dell’Aja, sta trascorrendo la sua prima settimana nel carcere di Scheveningen, preparandosi per la difesa. Nella sua prima comparsa davanti al tribunale, Karadžić si è rifiutato di rispondere all’accusa di genocidio e di crimini contro l’umanità nei confronti della popolazione non serba durante la guerra in Bosnia Erzegovina. L’accusato si è appellato al diritto di rimandare di trenta giorni la sua dichiarazione di fronte ai giudici, fornendo come spiegazione la necessità di preparare la difesa sull’accusa allargata già annunciata dal capo procuratore Serge Brammertz. La prosecuzione del processo è stata fissata per il 29 agosto. Karadžić ha dichiarato che si difenderà da solo, cosa che ha già fatto durante la prima udienza. Egli ha esposto una serie di accuse sul conto della Serbia ed anche sul conto degli ex alleati occidentali. Nonostante l’avvertimento del giudice Alphons Orie che non tollererà alcuna ostruzione e politicizzazione del processo, Karadžić ha ribadito tranquillamente che più dell’accusa teme che la mano lunga dei servizi americani possa tentare di eliminarlo mentre è in carcere.
Karadžić e il suo team legale di Belgrado affermano che l’arresto è stato eseguito tre giorni prima che venisse resa nota la notizia, aggiungendo che ci sono state parecchie irregolarità nella procedura del suo arresto e nella consegna al Tribunale dell’Aja. Tuttavia, la parte che ha destato più attenzione di tutto ciò ha detto a Karadžić, riguarda le indiscrezioni sul fatto che gli era stato garantito che non sarebbe stato processato all’Aja. Karadžić afferma che con l’allora inviato speciale Richard Holbrooke e il governo degli USA aveva raggiunto un accordo sul suo ritiro dalle funzioni pubbliche e sulla possibilità di implementare l’Accordo di Dayton. In cambio, a Karadžić sarebbe stato garantito che non sarebbe stato estradato all’Aja. Karadžić ha aggiunto che lo State Department aveva cercato di impedire che l’accusa venisse sollevata, ma ci fu il rifiuto dell’allora capo procuratore Richard Goldstone.
La tesi dell’accordo con Radovan Karadžić non è nuova. Se ne è già parlato negli anni scorsi, e la magistratura serba per i crimini di guerra ha indagato sulle supposizioni relative a questa accusa, ma l’esistenza di documenti che confermerebbero la versione di Karadžić non è mai stata dimostrata. In una dichiarazione per la CNN, Richard Holbrooke ha negato fermamente le supposizioni. Holbrooke sostiene che l’unico accordo raggiunto fu con l’allora presidente della Serbia Slobodan Milošević, con il quale si era stabilito che Karadžić dovesse abbandonare le sue funzioni pubbliche.
Il perdente maggiore non è Radovan Karadžić. I veri perdenti, ancora una volta negli ultimi sei mesi, sono i rappresentanti del Partito radicale serbo (SRS). A Belgrado si insiste parecchio sul fatto che il meeting organizzato dal SRS in difesa di Karadžić è stato probabilmente l’inizio della fine del SRS come lo abbiamo conosciuto dagli anni novanta ad oggi.
Secondo uno schema già vecchio, sintetizzando molto le cose, l’SRS era un partito di destra. Proprio come il Partito democratico della Serbia (DSS) e Nuova Serbia (NS). Oggi, la destra in Serbia non c’è più, dicono gli esperti, ma c’è un ampio spazio per far sì che si formino dei partiti di destra. La formazione politica che lo capirà avrà un notevole bacino di elettori in futuro. Ma non sarà di sicuro un partito che continua a parlare di nazionalismo, serbità, tradimenti, divisioni, non sarà quel partito per il quale l’unico punto del programma è il Kosovo. Quel tempo ormai è passato.
Chiara
per saperne di più www.osservatoriobalcani.org

sabato 9 agosto 2008

E' guerra tra Russia e Georgia

Si allarga il conflitto tra Georgia e Russia. All'alba i caccia di Mosca hanno bombardato la capitale georgiana Tbilisi e sono finiti nel mirino della contraerea georgiana che ha abbattuto due aerei di Mosca. Il Parlamento e altri edifici governativi sono stati evacuati. I bombardamenti russi hanno distrutto le infrastrutture di Poti, il più grande porto della Georgia sul Mar Nero. La Georgia è in "stato di guerra", ha detto oggi il presidente Mikhail Saakashvili, accusando la Russia di aver bombardato diverse città georgiane. Il n.1 georgiano ha anche chiesto al Parlamento di introdurre la legge marziale nella Repubblica caucasica. "Ho firmato il decreto sullo stato di guerra e ho chiesto al Parlamento di approvare la legge marziale", ha annunciato Saakashvili in un discorso trasmesso in diretta tv, "la Georgia è in uno stato di totale aggressione militare".
Incombe anche l'emergenza profughi: sono più di 30 mila quelli dell'Ossezia del sud riparati in Russia dall'inizio dell'offensiva georgiana nella Repubblica separatista, nelle prime ore di venerdì. Lo ha riferito il vicepremier russo Sergei Sobyanin, che ha denunciato "una catastrofe umanitaria". Sul campo la situazione non è sempre chiara. Per esempio sul controllo di Tskhinvali, capitale dell'Ossezia del Sud, città che la Russia sostiene di aver riconquistato. Militari della 76ma divisione aerotrasportata sono stati paracadutati alla periferia del capoluogo dell'Ossezia del sud, e hanno attaccato le truppe georgiane. Ma sull'esito della battaglia c'è solo una fonte, quella russa: "Tskhinvali è stata completamente liberata", ha assicurato il generale Vladimir Boldyrev, comandante delle forze terrestri russe.
Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha riferito che finora i georgiani uccisi sono 30, ma il leader dei separatisti dell'Ossezia del sud, Eduard Kokoity, ha affermato che dall'inizio dell'offensiva di Tbilisi i morti in totale "sono più di 1.400". Sul fronte diplomatico, intanto, è stallo. Per la seconda volta in 24 ore, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito a trovare un accordo per chiedere un cessate il fuoco immediato a Russia e Georgia nell'Ossezia del Sud. "Alcuni Paesi membri del Consiglio hanno chiesto più tempo - ha spiegato l'ambasciatore belga all'Onu, Jan Grauls, presidente di turno del Consiglio - Questi negoziati non si sono interrotti stanotte e riprenderanno oggi". "Le aspettative della comunità internazionale sono per un cessate il fuoco - ha detto dal canto suo l'ambasciatore americano al Palazzo di Vetro, Zalmay Khalilzad - per la fine degli attacchi aerei (russi), degli attacchi missilistici, dell'uso delle forze da combattimento. E' il momento di cessare questi attacchi". Secondo fonti diplomatiche, la bozza di dichiarazione messa a punto dal Belgio chiede alle parti di "mostrare moderazione e di astenersi da ogni ulteriori atto di violenza o di forza", espressioni che non bastano alla Russia, che pretende "il ripristino dello status quo ante" agli scontri delle ultime ore.. Secondo il rappresentante di Mosca all'Onu, Vitaly Churkin, è Tblisi l'unica responsabile di quanto sta accadendo nell'Ossezia del Sud - dove i separatisti denunciano almeno 1.400 morti - degli "attacchi sleali condotti con la connivenza di alcuni membri del Consiglio di Sicurezza". "Una catastrofe umanitaria è in coeso", ha denunciato ancora l'ambasciatore, che ha parlato di "gravi violazioni del diritto umanitario" da parte della Georgia. Già giovedì notte, dopo i primi scontri nell'Ossezia del Sud, il Consiglio di Sicurezza si era riunito per una seduta d'emergenza, senza che i suoi 15 membri riuscissero a trovare un accordo su una dichiarazione comune.

venerdì 8 agosto 2008

Visti da fuori..

«Secondo “Transparency International” l’Italia è al 40esimo posto per quanto riguarda la corruzione, mentre la Banca Mondiale la pone poco sopra la Corea del Sud ma ben al di sotto degli altri Paesi europei. Su questo fronte, i due atti più degni di nota del governo Berlusconi sono stati la legge che garantisce l’immunità al premier e lo scioglimento dell’ufficio dell’alto commissario contro la corruzione»

Financial Times, 5 agosto

venerdì 1 agosto 2008

L'Italia dice sì a Lisbona

Ratificato all'unanimità il trattato per la nuova Costituzione europea

Con 551 voti favorevoli e nessuno contrario il Parlamento italiano ha ratificato il Trattato di Lisbona con cui l'Ue pone le basi per la stesura della nuova carta costituzionale europea. Una giornata importante nella storia delle nostre istituzioni e nel mondo politico per il rinnovato senso di unità davanti ai grandi obiettivi internazionali. Unica nota stonata viene dai banchi della Lega che rifiutano il grande applauso bipartisan che ha accompagnato la firma del Trattato.
Grande è stata la soddisfazione per il Presidente Giorgio Napolitano che ha evidenziato come la solerzia con cui il nostro Parlamento ha approvato il Trattato sia “un titolo d'onore per il Parlamento italiano e un fattore di rinnovato prestigio per il ruolo europeo del nostro paese. Sono lieto che governo, maggioranza e opposizione abbiano saputo dar prova di una comunanza di vedute e di prospettive su un terreno cruciale per l'avvenire del Paese”.La ratifica rappresenta "una scelta che deve tradursi in un accresciuto impegno acontribuire al processo di integrazione europea oggi che cambiamenti profondi nelle condizioni della stessa Europa e nel contesto mondiale richiedono nuove risposte alle aspettative dei cittadini e a comuni esigenze di pace e di sviluppo. Il Trattato crea le condizioni minime indispensabili per avanzare in questa direzione. Mi auguro che il voto italiano stimoli il completamento del processo di ratifica prima dell'avvio della consultazione elettorale per il Parlamento europeo".
Lasciando l'aula di Montecitorio, Walter Veltroni ha dichiarato: ''Oggi ho ascoltato un bellissimo discorso parlamentare. Lapo Pistelli ha parlato dell'Europa con competenza e passione, ho trovato nelle sue parole la nuova ispirazione politica e culturale dei democratici. La convinta adesione di tutto il gruppo del Pd ne è una testimonianza''.Per Piero Fassino, ministro degli Affari Esteri nel Governo ombra del Pd, ''che il Trattato di Lisbona sia ratificato da 26 Paesi su 27 è essenziale sia per accelerare un'intesa anche con l'Irlanda, sia per dare una concreta e inequivoca dimostrazione della volontà di rafforzare ulteriormente l'Unione Europea e le politiche di integrazione. Non sfugge a nessunoche quel referendum, cosi come i precedenti referendum francesi e olandesi, sono la spia di una paura per la globalizzazione sull'uscio di casa che si scarica sull'Ue e spinge una parte delle opinioni pubbliche europee ad arroccamenti difensivi”.
Per Sandro Gozi, capogruppo PD in Commissione Politiche dell'Unione, “la ratifica del trattato di Lisbona è un passo in avanti molto importante. La tradizione europeista dell'Italia esce oggi rafforzata, nonostante i distnguo della Lega che rivelano una divisione netta all'interno della maggioranza. Se l'Europa non riesce ad appassionare è perché è in mezzo al guado, perché è ancora una democrazia limitata, bloccata e rallentata dalle scelte all'unanimità”.