domenica 6 luglio 2008

Il nuovo Nord-Est

Contributo al "Manifesto per il nuovo Nord-Est" del PD Veneto

di Mattia Martini
Filippo Mormando
Chiara Zampieri

CHI SIAMO / DOVE SIAMO:
Per oltre un secolo da quando entrò a far parte dell'Italia, il Nord-Est ed in particolare il Veneto, è rimasto ai margini dell'industrializzazione e dello sviluppo; considerato solamente il granaio d'Italia, fino agli anni '80 in questo territorio si coltivavano i campi e si mangiava “poenta e osei”. Poi qualcosa cambiò, non in noi ovviamente (troppo tradizionalisti per simili cose), ma nel resto del Mondo. Il modello produttivo fordista dei grandi colossi industriali collassò e dalle sue ceneri nacque un nuovo paradigma economico che ci calzava a pennello. Erano iniziati gli anni della flessibilità produttiva, e nel nostro Nord-Est individualista, laborioso ed attaccato alla famiglia, iniziarono a spuntare piccole imprese in ogni angolo, portando con sé sviluppo e benessere che nessuno ricordava da queste parti. Questo grazie ad un modello produttivo basato principalmente su distretti industriali formati da piccole imprese, a volte a gestione familiare, capaci di essere competitive ed esportare in tutto il Mondo. Era partita la locomotiva del Nord-Est.
Oggi però l'aria che tira è già diversa; non che la locomotiva si sia fermata, ma poco ci manca. Negli ultimi anni la crescita del Pil ha toccato anche qui quota 0 (- 0,1 nel 2005).
Le evoluzioni nei contesti produttivi internazionali sono talmente rapide che solo descriverle è un problema, figuriamoci dominarle. Sicuramente la competitività delle nostre piccole e medie imprese non si fonda più su quegli elementi che le hanno rese forti negli ultimi 20 anni. Oggi anzi, quelle piccole dimensioni delle imprese che fino a ieri erano sinonimo di una flessibilità vincente, sembrano essere un freno strutturale del nostro sistema. Questo perché le grandi aziende hanno innovato i loro sistemi gestionali, e riescono ad essere flessibili come le piccole imprese, producendo inoltre economie di scala. Le imprese del Nord-Est che riescono a mantenere la competitività sono quelle che producono beni a maggiore contenuto di conoscenza e si posizionano su nicchie di mercato ad alto valore aggiunto; le altre (e sono la maggior parte) soffriranno sempre di più se non seguiranno l'esempio delle prime.
Un secondo interessante campo di analisi della realtà del Nord-Est è quello sociale.
Esiste davvero una cultura del Nord-Est o addirittura veneta, oppure esiste piuttosto una comunanza di istanze territoriali? Certamente come ogni zona anche la nostra ha delle peculiarità sociali, e uno degli aspetti più interessanti sul quale soffermarsi oggi è il rapporto tra i cittadini del Nord-Est e le Istituzioni statali. In quest'analisi è utile citare l'esito di un sondaggio eseguito da Demos e Fondazione Nord Est a fine 2006. Si può infatti notare come rispetto al resto d'Italia, nel Nord-Est la fiducia verso le forze di polizia sia superiore del 3,5%, quella verso la Chiesa inferiore dell' 1 %, mentre la fiducia verso i Comuni è superiore addirittura del 12% rispetto alla valutazione del resto d'Italia. La fiducia del Nord-Est verso lo Stato è inferiore del 5% alla media nazionale (già bassa), per non parlare della fiducia riposta nei Partiti: - 3% rispetto al dato nazionale, per un totale del solo 9% dei cittadini del Nord-Est che si fida dei partiti.
Altro dato interessante è quello che riporta la partecipazione dei cittadini del Nord-Est all'attività sociale (volontariato, politica, associazionismo): tutto quello che si avvicina alla politica riscuote una partecipazione inferiore rispetto alla media nazionale, mentre tutte le attività che sono lontane dalla politica rilevano una partecipazione superiore alla media nazionale.
Tutto questo deve fare pensare: la fiducia è definita come la convinzione da parte di qualcuno che la controparte agirà nel suo interesse e non in modo opportunistico. Oggi questa fiducia manca nei confronti della politica e dei partiti, e riconquistarla deve essere il primo passo per inserire il PD in queste realtà.
DOVE ANDIAMO:
È un altro Nord-Est quello che si sta palesando, dal profilo diverso dal precedente.
Come detto all'inizio, è stata la forma sociale del Nord-Est a ritrovarsi tagliata sulla misura del paradigma economico dominante dagli anni '80 ad oggi, ma le cose stanno cambiando ed è molto difficile pronosticare la nuova strada dello sviluppo. Certamente però ci sono alcuni punti fissi da considerare per il futuro: l'unica ricetta che sembra resistere nelle giungla competitiva è l'innovazione unita alla conoscenza; un altro punto fisso sarà il superamento del nanismo d'impresa e le aggregazioni tra di esse; lo sviluppo di infrastrutture, con particolare riguardo a quelle informatiche; la formazione di capitale umano; la progettazione e l'uso del territorio; un sistema istituzionale che valorizzi le autonomie locali e snellisca la burocrazia.
Tutto questo non si crea da solo: ad agire dovranno essere tutti gli attori economici, sociali ed istituzionali. Per questo serve una grande forza e volontà politica, che imprima un'accelerazione alle trasformazioni del futuro, ma se il distacco tra i cittadini e la politica rimarrà tale sarà difficile ottenere tutto questo. Un partito riformista come il PD deve sapere riconquistare la fiducia dei cittadini, ed individuare chiaramente una sua proposta di strada per il futuro, specialmente in una situazione di transazione come quella che sta vivendo oggi il Nord-Est.

Nessun commento: