giovedì 11 settembre 2008

La battaglia per "non dimenticare" deve continuare

«Il fascismo non fu un male assoluto, fu un fenomeno più complesso. Molte persone vi aderirono in buona fede e non mi sento di etichettarle con quella definizione. Il male assoluto sono le leggi razziali volute dal fascismo e che ne determinarono la fine politica e culturale».
"Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell'esercito della Rsi, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d'Italia".
Due dichiarazioni sconcertanti, la prima comparsa in un'intervista al Corriere del 7 settembre, l'altra pronunciata durante la cerimonia, a Porta San Paolo, per il 65° anniversario della difesa di Roma contro le truppe tedesche, da due esponenti di spicco di AN, ex militanti dell'MSI: Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Parole ancora più gravi, se pensiamo che i sostenitori di queste singolari opinioni sono, rispettivamente, il sindaco della Capitale e il Ministro della Difesa dell'attuale governo.“Il male assoluto sono le leggi razziali”, afferma Alemanno, quando il suo stesso partito non esita a celebrare Giorgio Almirante, ex segretario dell'MSI e firmatario, nel 1938, del Manifesto della razza, con manifesti affissi per le strade di Milano.Nessuno stupore, del resto, di fronte all'ennesimo tentativo di revisionismo storico, se ricordiamo quando, in occasione del Sessantesimo anniversario della Resistenza, esponenti della destra tentarono di equiparare l'operato dei militari i Salò a quello dei Partigiani; o se pensiamo a qualche anno fa, quando Francesco Storace, ex AN, ora 'La Destra', auspicava la censura, nei libri scolastici, di certe fette di storia, guardacaso riguardanti il periodo del nazifascismo e della Resistenza.Quello che più stupisce e preoccupa è, invece, il silenzio del Governo e degli altri esponenti della destra, fatta eccezione, naturalmente, per l'immancabili, ipocrita “chiarimento” da parte di chi ha pronunciato le parole sopra riportate, che certo non cancella nè diminuisce la gravità delle dichiarazioni rilasciate. O per le parole del senatore Mario Ferrara (PdL), che sulla polemica interviene criticando la 'solita retorica antifascista da parte della sinistra'; affermazione, questa, che dimostra come, per la destra, il problema della memoria storica e del riconoscimento della Resistenza sia considerato superfluo e inattuale, se non pericoloso. Pericolosa è, invece, la volontà di rimuovere una parte fondamentale della storia italiana o, tentativo ancora più subdolo e sottile, di gettare un velo di ambiguità su una valutazione del fascismo che, ormai, dovrebbe essere definitivamente consolidata, nel rispetto dei valori democratici e antifascisti della nostra Costituzione e di tutte quelle persone che, costruendo la Resistenza, si batterono per ridare libertà e dignità alla Nazione.
Esprimendo solidarietà dei confronti dell'ANPI, di tutte le associazioni partigiane e antifasciste, e della Comunità Ebraica di Roma, concludiamo con le parole di Napolitano, che incoraggia tutti a rafforzare il "comune impegno di memoria, di riflessione, di trasmissione alle nuove generazioni del prezioso retaggio della battaglia di Porta San Paolo, della difesa di Roma e della Resistenza".
Marta Sartori

1 commento:

Anonimo ha detto...

bell'articolo!