giovedì 11 settembre 2008

"My own Land", ovvero Divide et Impera

Il riconoscimento dell'indipendenza di Abkhazia ed Ossezia del Sud, effettuato dalle autorit? Russe, si inserisce in un contesto di rilevanza non solo geopolitica, ma anche giuridica. Infatti l'aspetto giuridico, non sottolineato dai media, n? pubblicamente dai politici, ? lo status dei cd "Stati non riconosciuti". Di fatto, il riconoscimento delle due repubbliche ha, letteralmente,? aperto il "vaso di Pandora". In poco tempo, le cancellerie europee si sono ricordate che hanno, come vicini, sia paesi formalmente riconosciuti, che paesi non riconosciuti, ma che aspirano all'indipendenza (leggasi la dichiarazione del ministro degli esteri Francese Bernard Kouchner, rilasciate mercoled? alla radio Europe 1, in merito alla Moldavia e all'Ucraina). Su questo tema, la Russia sta giocando le proprie carte per riabilitarsi come potenza, dopo gli anni del declino; in specifico giocando sulle questioni: abkhazo-osseta, e sulle repubbliche non riconosciute come la Transnistria (Moldavia), la Crimea (Ucraina) e il Nagorno-Karabakh (Azerbaijan).
Questo prologo mira ad introdurre il tema che voglio proporvi, che ? il principio espresso nel titolo, e che ? adottato dalla Russia nei confronti di alcuni paesi confinanti, vale a dire rientranti nei suoi interessi. Infatti il principio "My own Land", cos? definito da alcuni studiosi di geopolitica, identifica lo Stato, quindi un territorio, con un ethnos, ossia un gruppo omogeneo di individui che condividono le regole del vivere in societ?, i principi religiosi, nonch? le usanze. L'applicazione del principio prevede l'esclusione, dal territorio considerato proprio, delle minoranze, viste come occupanti o, peggio, colonizzatrici. Ci? ? avvenuto in Georgia tra il 1992 e il 1993, quando le due repubbliche separatiste combatterono i Georgiani, e il governo Abkhazo effettu? una vera e propria pulizia etnica contro la minoranza georgiana, che all'epoca rappresentava il 45% della popolazione dell'Abkhazia.
Le genesi del principio, per?, va ricercata pi? in l? nel tempo; cio? durante la Guerra Fredda. Quell'epoca, che ha come limiti temporali i patti di Yalta-Potsdam e la caduta del Muro di Berlino, non fu solo guerra non guerreggiata, ma anche guerra di ideologie. Infatti, da un lato gli USA sostenevano politiche di promozione dei diritti umani e delle libert? individuali; dall'altra l'URSS sosteneva il principio "dell'autodeterminazione dei popoli". Ora, la combinazione dei due principii con la caduta dell'ideologia comunista comport?, non solo la nascita del principio di cui prima dicevo, ma anche la combinazione di esso con l'incapacit?, delle neonate repubbliche, di affermare la sovranit? nel territorio loro riconosciuto. Ci? fu dovuto a debolezza sia dell'apparato statale, che da miopia politica. Infatti i governanti di allora, di fronte alle rivendicazioni indipendentiste, preferirono scatenare guerre, e quindi impoverire ancor pi? la popolazione, anzich? adottare politiche che tendessero assicurare l'unit? nazionale in modo pacifico. In questo scenario di debolezza strutturale, che si protrae ancor oggi, si inserisce la Russia la quale, usando il precedente kosovaro per legittimare la sua condotta, persegue? i suoi fini politici ed economici, applicando la sempre attuale massima "Divide et Impera".
L'Italia non pu?, di fronte a tale situazione, che muoversi cautamente. Infatti il governo dovr? usare termini ed azioni equilibrate per tutelare, non solo i rifornimenti di idrocarburi ed il loro relativo prezzo da eventuali ritorsioni russe contro l'Occidente; ma anche dovr? proteggere gli interessi economici del nostro Paese. Non bisogna dimenticare che in Russia le aziende italiane hanno investito molti capitali; parlo sia delle grandi aziende come delle medio-piccole. In particolar modo quest'ultime, le quali operano in settori che portano prestigio al nostro "Made in Italy", il quale ? caro alla nuova borghesia russa. Perci? il governo non dovr? sostenere posizioni forti, come Francia, Germani e Gran Bretagna (quest'ultima ? considerata, alla pari di Polonia, Svezia e Repubbliche Baltiche, "nemica"), n?, al contempo, ripetere l'errore, commesso nel caso del Kosovo, di riconoscere frettolosamente le due repubbliche separatiste. Infatti l'esecutivo dovrebbe seguire una linea tendenzialmente neutra per evitare scossoni nel breve periodo che potrebbero danneggiare le nostre ottime relazioni con la Russia, oltre che la stagnante economia nazionale.
Da ultimo, la proposta avanzata dal ministro degli esteri Frattini di tenere a Roma, in autunno, una conferenza di pace mi pare sia una buona proposta, in quanto l'Italia ha mantenuto, per tutta la durata del conflitto, posizioni neutre e, quindi, pu? fornire maggiori garanzie di imparzialit? e di buon andamento dei negoziati, rispetto ad altri paesi.
Mirko Iodi

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