domenica 19 ottobre 2008

Contro la legge 133! Per un'Università pubblica e di qualità!

Lo scenario che si sta delineando riguardo al nostro sistema formativo, a partire dalla scuola fino al mondo dell'università e della ricerca, è a dir poco preoccupante.
Il Ministro Gelmini ha cominciato dal settore scolastico con una serie di tagli ingenti sul personale docente, tutto questo per l'esigenza di risparmiare denaro che, secondo il Ministro e il suo collega Tremonti, verrebbero sprecati. Forse di sprechi, come in molti settori del pubblico, ce ne sono, ma non di certo nell'ambito della docenza. E viene spontaneo chiedersi, visto che il sistema formativo, specie quello delle scuole elementari italiane, è uno dei motivi di vanto del nostro paese, per una volta che qualcosa funzione perchè ci si investe parecchio, perchè decurtarne i fondi e abbassarne di conseguenza la qualità??? Anzi, invece di stanziare nuovi finanziamenti destinati all'edilizia scolastica, all'acquisto di libri o di strumentazione adeguata ad aggiornare i nostri istituti scolastici, non si fa che tagliare la spesa in maniera indiscriminata. La stessa azione che il Ministro sta portando avanti nel mondo dell'università. Il taglio enorme e soprattiutto indiscriminato dei fondi di finanziamento ordinario è inaccettabile. Specie per un ateneo come quello patavino che si è sempre distinto per una buona gestione delle risorse e delle spese. E da parte di noi studenti è ancora più intollerabile perchè la riduzione dei fondi porterà inevitabilmente ad un aumento delle tasse, già alte, senza per altro avere in cambio un miglioramento dei servizi e dell'offerta formativa.
La limitazione dell'assunzione di personale a tempo inditerminato al 20% dei pensionamenti contribuirà a diffondere l'istituzione del numero chiuso per rispettare il rapporto docenti/studenti; e soprattutto la riduzione delle asssunzioni sbarra inevitabilmente la strada a chi volesse intraprendere la già di per sè difficile carriera accademica e destina al precariato permanente chi l'ha già intrapresa. Senza contare che nemmeno la "carriera scolastica" (e capirai che carriera visto che la categoria dei professori di scuola è tra le più bistrattate in questo paese) è più definita, perchè con l'abolizione della SISS (la scuola di formazione per diventare insegnanti), e soprattutto senza una vera proposta alternativa per reclutare professori, noi studenti non sappiamo che strada dobbiamo percorrere per diventare insegnanti di scuola.
Infine la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato è evidentemente un "invito" a farlo per via delle molteplici agevolazioni tributarie ed economiche di cui godono la fondazioni e diventa una "costrizione" a causa degli ingenti tagli dei fondi pubblici previsti fino al 2013.
In definitiva mi sembra che i sistema formativo italiano che vantava ancora un certo livello d'eccellenza, sia destinato ad essere smantellato. Il ministro, anzichè puntare sul miglioramento di un sistema di istruzione PUBBLICO, DI QUALITA' e aperto a tutti incentivando gli investimenti nel DIRITTO ALLO STUDIO, cerca di minarlo.
Ogni provvedimento risponde ad un disegno ormai anacronistico, se non comunque sbagliato, di portare l'università italiana al modello americano, basato sulla distinzione fra atenei di serie A, destinati a chi se li può permettere e che offrono vere garanzie di sbocco lavorativo, e atenei di serie B, pubblici, ma di scarsissima qualità.
Noi come studenti credo dovremmo volere un serio investimento nel diritto allo studio per consentire a tutti di poter accedere alle stesse opportunità in base al merito. Dovremmo auspicare un serio investimento in strutture e servizi per poter mantenere alto il livello del nostro sistema formativo; dovremmo esigere una seria valutazione di come vengono gestite le risorse negli atenei, in modo che, se si mira realmente ad eliminare gli sprechi, non si colpiscano gli atenei in modo indiscriminato. Dovremmo pretendere infine che la ricerca finalmente assuma un ruolo di traino del progresso sociale e culturale del nostro paese, e come tale che sia prima di tutto lo Stato a supportarla, e non sia esclusivamente relegata alla discrezione di finanziatori privati.
In questi giorni all'università c'è stata un'ampia mobilitazione da parte degli studenti, dei ricercatori, dei docenti e del personale tecnico-amministrativo e credo che per raggiungere davvero qualche risulatato, bisognerà proseguire TUTTI ASSIEME quest'opera di sensibilizzazione, rivolta soprattutto alla cittadinanza. La mobilitazione e l'indignazione non devono coinvolgere solo le parti interessate perchè credo che "combattere" la miopia di un Governo che non investe sui giovani talenti, che non premia il merito, che non punta sulla conoscenza e su un'istruzione pubblica e di qualità, sia un dovere di tutti.

Chiara Zampieri- rappresentante degli studenti in Senato Accademico

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo, però devono essere fatte delle proposte di protesta costruttive, e delle controproposte soprattutto.. Non scadiamo nella protesta il cui unico fine è quello di dire no e basta..

Anonimo ha detto...

mi raccomando! mercoledì alle 17.30 tutti alla fiaccolata x l'Università che partirà da davanti al Bo